Chiamata nell’inno nazionale con il nome antico di Dravida, l’India del Sud è una penisola bagnata dal Mar Arabico a ovest, dall’Oceano Indiano a Sud e dal Golfo del Bengala a est nella regione dell’altopiano del Deccan. A livello ufficiale gli stati indiani che la compongono sono l’Andhra Pradesh, il Karnataka, il Kerala e il Tamil Nadu.
Il pericolo e il limite delle generalizzazioni si fa più evidente quando si parla di uno stato vasto e complesso come l’India ma volendo trovare le prime differenze tra India del Nord e India del Sud si può cominciare con il dire che il Nord storicamente ha subito più invasioni e contaminazioni sia culturali che religiose.
Da qui la presenza di stili diversi, forse una maggiore varietà ma anche, nella gente, una maggiore diffidenza che difficilmente sconfina nell’ostilità. L’India del Sud resta in un certo senso un pò più vera: calda, rilassante, legata ad antiche tradizioni, con un’ottima cucina e gente aperta, solare, cordiale e in genere gentilissima.
Sentirsi a proprio agio è la regola al Sud. Benchè l’inglese e l’hindi siano le lingue ufficiali nel sud permangono fortissime le lingue dravidiche come kannada, malayam, telegu e tamil e al nord l’hindi è parlato più raramente.
Del resto sono 16 le lingue censite per tacere di almeno 1500 dialetti. Tale ricchezza e diversità si riflette ovviamente anche in campo religioso. Nell’India del Sud circa l’83% è induista ma forte è la presenza dell’islam e, soprattutto nel Kerala, del cristianesimo. Per arrivare in India è sufficiente il passaporto con validità residua di sei mesi e il visto turistico.
Non servono particolari vaccinazioni; in generale è meglio consultare il proprio medico per avere indicazioni in base alla propria condizione. Poichè la stagione monsonica si snoda da fine giugno a fine agosto e d’estate il caldo, l’umidità e le zanzare possono rovinare una vacanza, almeno per l’India del Sud si può consigliare un periodo tra ottobre e marzo.
Si sprecano raccomandazioni sulle malattie, sull’abbigliamento delle donne, sul contegno da tenere e sul rispetto dei luoghi sacri ma in India del Sud (come in tutta l’India) forse l’unico vero pericolo è la circolazione stradale. In merito ai vestiti potrete vestirvi bene e con poco costo una volta in India.
Ora che siete attrezzati non perdetevi a Bombay (Mumbai) due dei siti Unesco dell’India: le stupefacenti grotte buddhiste di Ajanta e i templi rupestri di Ellora. E poi le città sacre come Madurai con i suoi templi immensi, Ponddicherry che è una quanto mai graziosa città coloniale francese e le reti cinesi dei pescatori di Kochi che funzionano con un ingegnoso sistema di contrappesi e le scogliere di Varkala.
Per finire due esperienze entrambe interessanti e faticose anche se in modo diverso. I cinema. Prendetevi il tempo di andare a vedere un film indiano. Gli indiani adorano i film, quasi tutti sulla falsariga dei nostri musical, infarciti cioè di balletti e canti. Un’esperienza da non perdere.
Se invece avete stomaco forte e capelli da donare alla divinità Venkateshwara, Tirupathi è la vostra meta: 24 km di tornanti per arrivare al tempio, perquisizione dell’auto, vietati alcol e sigarette, 100.000 pellegrini al giorno in coda per 4-6 ore in vere e proprie gabbie di ferro.
Centinaia di barbieri in fila pronti a raccogliere il vostro dono, una quantità impressionante di pasti gratuiti distribuiti in continuazione, rumore di vassoi di acciaio,preghiere dagli altoparlanti, bambini che piangono, dormitori infiniti.
Indimenticabile. Come l’India del Sud.
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