Vulcani, giungle lussureggianti, spiagge da sogno, barriere coralline incontaminate, siti archelogici imponenti, villaggi tradizionali e i draghi di Komodo: benvenuti nelle Isole della Sonda Java, Bali e Flores.
Sono tre delle oltre 17 mila isole che compongono l’Indonesia, un arcipelago a cavallo dell’equatore, in cui popoli, culture, lingue diversi convivono, dando vita a un mosaico ricchissimo, circondato da una natura selvaggia e spettacolare.
A Java è possibile visitare il tempio di Borobudur, uno spettacolare e grandioso monumento buddista (patrimonio Unesco), costruito nel IX secolo. Il sito di culto sorge vicino all’antica città di Yogyakarta, il luogo simbolo della resistenza al dominio coloniale olandese.
Da non perdere il suo kraton, con i palazzi, i mercati, i laboratori artigianali di batik e d’argento.
A poca distanza da “Yogya”, anche il complesso di Prambanan, un’interessantissima testimonianza degli anni in cui la cultura hindù prosperò a Java.
Alla sera il Ramayana Ballet, mette in scena il suo spettacolo nel teatro all’aperto situato a pochi passi dal sito archeologico che, illuminato, fa da sfondo alle danze epiche della tradizione.
Ma quest’isola ci offre anche suggestivi scenari naturali.
Posizionata sul bordo di faglie tettoniche, tutta l’Indonesia è ricca di vulcani attivi che si stagliano con i loro coni fumanti al di sopra di risaie e foreste. Guardare il sole sorgere sul cratere del vulcano Bromo o respirare i fumi solfurei del Monte Ljen sono esperienze difficilmente dimenticabili.
Quello che non si può scordare di Bali invece sono le colline ricoperte di risaie allagate, dove il cielo si riflette facendoti perdere la cognizione dello spazio.
Qui i templi si chiamano Pura e sono fatti a Pagoda, come quelli di Luhur Batukau, immerso nella foresta vergine, e di Ulun Danu Bratan, sulle rive di un lago.
In realtà Bali è famosa per le sue spiagge e per la sua vita mondana.
Qui infatti numerose sono le località piene di negozi e ristorantini dove gustare dell’ottimo pesce appena pescato e rilassarsi sulla sabbia bianca.
A proposito di spiagge e di luoghi da sogno, Flores, al di sotto della linea di Wallace, è un vero Paradiso.
Alfred Russel Wallace, naturalista gallese del 1800, durante i suoi viaggi, individuò una discontinuità di tipo biologico tra le varie Isole della Sonda e proprio per questo tracciò una linea ideale per rimarcare queste diversità. In effetti si entra proprio in un altro mondo.
Di fronte a Riung, un piccolo villaggio di pescatori che vivono su delle palafitte di legno, c’è il Seventeen Islands Marine Park, arcipelago di isolette di origine corallina che emergono da un mare turchese, dove è possibile fare snorkeling per osservare il reef, abitato da una ricchissima varietà di pesci tropicali e da fiori di corallo di proporzioni giganti.
All’imbrunire poi il cielo si oscura per la migrazione di una colonia di migliaia di volpi volanti che si dirigono verso Flores per trovare i frutti alla base della loro dieta.
Da Labuanbajo invece si parte per esplorare il Parco Nazionale di Komodo, inserito nella lista delle nuove Sette Meraviglie della Natura. Isolotti caratterizzati da scoscese colline color ruggine, coperte di savana e orlate di mangrovie, si ergono in un mare dai colori incredibili, che nasconde barriere coralline incontaminate.
Immergersi vuol dire perdersi in un mondo fantastico, che difficilmente potrete dimenticare.
Così come non scorderete le spiagge di finissima sabbia bianca o quelle rosa e rosse, formatesi con i coralli frantumati, dove restare a contemplare tramonti che tolgono il fiato, mentre poco al largo, i defini giocano con le onde.
Ma dal Paradiso si passa rapidamente a un inferno preistorico.
Il faccia a faccia con i draghi di Komodo, i più grandi sauri viventi (fino a 3 mt di lunghezza per 70 kg), veri e propri sopravvissuti di un epoca lontana, è un’esperienza unica. Con la loro lingua biforcuta e il loro avanzare minaccioso, è facile vederli mentre squartano un cervo per mangiarlo o mentre sonnecchiano al sole, pronti ad avventarsi sulla prossima preda.
Gli ora, come vengono chiamati dalla gente del posto, non sono velenosi, ma il loro morso è mortale a causa dei batteri letali contenuti nella saliva. Anche l’aria diventa irreale in questo luogo fuori dal mondo, che lasciamo consapevoli di avere visitato uno degli ultimi Eden del Pianeta.
Il Vulcano Ljen, sull’Isola di Java.
Andata e ritorno dall’inferno con i circa 300 raccoglitori di zolfo che, partendo prima dell’alba dall’ultimo villaggio sulle pendici del vulcano, salgono fino all’orlo del cratere per poi scendere al suo interno, dove da un lago color turchese salgono gialli fiumi di zolfo.
Dopo averlo raccolto a mano se lo caricano in spalla (60-80 kg) e tornano da dove erano partiti.
Per più volte al giorno. Guadagnano una miseria. Eppure sorridono a noi che li seguiamo sconvolti per la loro fatica.
Una bella lezione di vita.
Il villaggio ngada di Bena sull’isola di Flores.
L’etnia Ngada è rimasta isolata fino agli anni venti del secolo scorso quando è stata raggiunta dai missionari olandesi.
I Ngada hanno saputo conservare le loro antiche credenze animiste e nei villaggi dove vivono è possibile osservare i simboli megalitici della loro tradizione. Abitano in capanne con alti tetti di paglia disposte lungo due file su un crinale e lo spazio centrale del villaggio, la nostra piazza, è riservato ai riti ancora oggi praticati.
Il Vulcano Kelimuto sull’isola di Flores.
Luogo misterioso e mistico, è considerato sacro dagli abitanti del posto. E’ bello osservarlo all’alba, quando le nebbie che lo avvolgono vengono dissolte dal sole, dando la possibilità di ammirare all’interno del cratere i tre laghi di diversi colori che, secondo la tradizione, raccolgono le anime dei morti.
Gli anziani nel lago marrone, gli uomini e le donne giovani in quello turchese e i malvagi in quello nero.
Il Candi Sukuh, un tempio enigmatico e straordinario, immerso nella foresta dell’isola di Java.
Qui veniva celebrato un culto della fertilità, come dimostrano i resti archeologici presenti che gli hanno valso il soprannome di tempio erotico. Poco si sa però delle sue origini e non è chiara neppure la religione per la quale è stato eretto.
Il tempio di Borubudur, il più grande edificio buddista del mondo, sorge tra le risaie e i vulcani.
E’ un colossale mandala tantrico costituito da due milioni di blocchi di pietra lavorate con raffinate decorazioni scultoree che riproducono la dottrina buddista e oltre 500 statue dello stesso Budda.
Il complesso induista di Prambanan (patrimonio Unesco) conta numerosi templi di cui i principali sono dedicati a Bramha, Vishnu e Shiva. Quest’ultimo è alto 47 metri ed è riccamente scolpito.
Imperdibile il tramonto seduti sulla scalinata di uno dei templi.
Lascia un commento