La patria sottile di Neruda è un paese disteso lungo la costa pacifica per oltre 4.000 km dal confine con il Perù fino alla Terra del Fuoco oltre lo Stretto di Magellano. Di questi 4.000 km, la metà stretta tra le Ande e il mare costituisce la Patagonia cilena.
Un territorio di ghiacciai che si specchiano nel mare, rocce vulcaniche, parchi e foreste verdissime e steppe che sembrano non finire mai. E poi luce. Tanta luce. Di sfumature introvabili, color cobalto esaltate dalla scarsa illuminazione artificiale e dalla posizione così australe.
Sarete arrivati a Santiago con un passaporto con sei mesi di validità, nessun visto e nessuna vaccinazione. Voli giornalieri delle linee locali LAN e Sky Airlines vi avranno avvicinato alla Patagonia cilena.
Qui la scelta è obbligata: l’unica strada è la Carrettera Austral che i locali chiamano Ruta 7 e unisce Puerto Montt con Villa O’Higgins al confine sud con l’Argentina.
Benchè la Patagonia cilena goda di un clima temperato piovoso privo di stagione secca, avrete cura di vestirvi a strati.
I venti, quei venti che spazzano l’orizzonte rendendolo così terso e penetrante, i picchi del Cerro Fotz Roy e del Cerro Paine e le visite ai ghiacciai possono far scendere ben sotto lo zero la temperatura.
Nella Patagonia cilena si trova infatti l’Upsala, il più grande ghiacciaio del Sud America e forse l’unico in equilibrio termico, cioè non in via di scioglimento.
Viaggiando lungo la Ruta 7 si attraversa la brughiera di Magellano, dominata da paludi e arbusti nani tra cui il calafate, un arbusto sempreverde dalle cui bacche si ottiene una marmellata: mangiarla, dicono,assicura di tornare in Patagonia.
Ghiotto di calafate è il guanaco che vaga in greggi nella Patagonia cilena.
La Patagonia cilena offre prelibatezze quali il famoso agnello ma anche le trote, il granchio reale, e una specie di aragosta chiamata centolla insieme alla zuppa di carne, patate e zucca gialla o il ceviche (pesce crudo immerso in una salsa al limone) o ancora il curanto (stufato di carne, pesce, frutti di mare con fave e patate). Il tutto da assaggiare bevendo il pisco, l’acquavite locale o meglio un milione di anni di sole in una goccia per citare Neruda.
Non avrete neanche nostalgia del vino. Primo produttore del Sud America, quinto esportatore del mondo, il Cile è paradiso dei vini rossi. I vitigni sono francesi ma il clima e l’assenza di malattie della vite presenti in Europa permettono qui, nella Patagonia cilena, di produrre un Malbec o un Carmenere senza pari.
Un posto su tutti consigliamo se volete un riassunto di natura, cucina, luce, colori, mare, avventura: il Lago General Carrera.
Lago Buenos Aires per gli argentini, lago dalla luce magica per la fotografa americana Linde Waidhofer, si trova a 265 km a sud di Coyhaique, capitale della provincia di Aysen. Secondo lago più grande del Sud America, le sue acque color piscina cambiano colore di continuo in base alla luce e al livello dell’acqua, passando dal turchese al blu intensissimo.
Al centro la Catedral de Marmol, un isolotto granitico al cui interno l’incessante lavoro del mare ha ricavato la Cueva, la grotta e la Capilla de Mamol: grotte e anfratti sinuosi, a tratti marmorei con giochi di luce strabilianti.
Raggiungeteli in kayak, di sera, e avrete in un istante l’essenza della Patagonia cilena.
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