Il Myanmar è un paese complesso e affascinante. Non è esagerato dire che il Myanmar di oggi rispecchia pienamente la storia moderna e contemporanea di questa parte del mondo. Una destinazione bellissima, affascinante, che dal dopoguerra a oggi ha vissuto colpi di stato e instabilità politica, tensioni sociali e povertà, mantenendo con orgoglio la propria identità anche a costo di pesanti conseguenze per la popolazione.Per oltre 40 anni il Myanmar è praticamente scomparso dalle cartine geografiche a causa di un ostinato isolazionismo, fortemente voluto dalle giunte militari che si sono succedute al governo.
Durante la Guerra Fredda il Myanmar aderì al gruppo dei Paesi Non Allineati, che intendeva prendere le distanze dalle sfere di influenza di Stati Uniti e Unione Sovietica. Nel corso dei decenni e in particolare dopo la caduta del blocco socialista, il regime di Yangon ha intensificato le relazioni con la Cina, che ancora oggi rappresenta il principale partner diplomatico ed economico.
Simbolo dell’opposizione alla dittatura militare è Aung San Suu Kyi, figura politica di primo piano e Premio Nobel per la pace nel 1991. La sua liberazione dagli arresti domiciliari nel 2010 e la conquista di un seggio in Parlamento nel 2012 possono essere utilizzati come data spartiacque per comprendere il Myanmar di oggi.
Il paese infatti è guidato oggi da Thein Sein, ex generale che ha deciso di congedarsi dall’esercito per partecipare alle elezioni.
Si devono a Sein alcune riforme che stanno lentamente ma progressivamente cambiando il volto del Myanmar.In primis la fine della violenza settaria e interreligiosa in alcune regioni del paese, che negli ultimi anni hanno provocato centinaia di morti: con la firma di alcuni accordi di mediazione, oggi la situazione sembra essere tornata alla normalità.
L’attuale premier ha inoltre accelerato fortemente l’apertura del Myanmar agli investimenti stranieri, con una serie di liberalizzazioni in alcuni settori industriali e di servizi.
Secondo gli analisti, il paese rappresenta una grande opportunità per gli investitori, dal momento che si tratta di un mercato non ancora esplorato.
L’apertura verso il mondo esterno coinvolge anche i paesi vicini, come ad esempio la Thailandia, con la quale sono andati migliorando i rapporti diplomatici ed economici.
Sul fronte interno, negli ultimi mesi sono stati liberati diverse centinaia di prigionieri politici, come segno di distensione nei confronti delle opposizioni e della popolazione.
Per quanto riguarda la libertà di stampa, a giugno il governo ha autorizzato, per la prima volta dopo quasi 40 anni, la pubblicazione di 16 quotidiani privati. Un altro simbolo della maggiore apertura verso il mondo esterno è stato l’arrivo della Coca Cola in Myanmar, fino a oggi vietata dal regime militare.
Insieme alla Coca Cola operano oggi nel paese le principali catene alberghiere e compagnie aeree internazionali.
L’ottimismo che si respira intorno al Myanmar deve però fare i conti con molti aspetti negativi: il ruolo dominante dei militari, la carenza di infrastrutture, la povertà diffusa nelle regioni più lontane dai centri del potere.
Secondo lo Human Development Index delle Nazioni Unite, oggi il Myanmar si classifica al 149esimo posto, con un indice di sviluppo di 0,49 contro la media regionale di 0,68.
Nonostante i grandi progressi registrati negli ultimi anni, c’è ancora molto da fare.
E il turismo può fare molto per permettere al Myanmar di crescere: è una destinazione straordinaria, merita senza dubbio un viaggio.
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