Vi capiterà di imbattervi in diverse traduzioni possibili della parola Sagarmatha, il termine nepalese con cui si identifica l’Everest. Colei la cui fronte tocca il cielo è forse la più poetica, la più veritiera, la più consona a un luogo che del cielo ha le altezze e la poesia.
Il Parco Nazionale di Sagarmatha si trova nel Nepal orientale. Voluto da Edmund Hilary, l’uomo che per primo raggiunse la vetta dell’Everest, il 19 luglio 1976 diventa parco nazionale e, primo al mondo, nel 1979 viene aggiunto ai Patrimoni dell’Umanità Unesco.
Spaziando dai 2.845 agli 8.850 m comprende ben quattro diverse zone climatiche e quindi diversi tipi di flora e fauna. Nella zona forestale, più in basso, troviamo betulle, ginepri, pini, bambù e i bellissimi rododendri himalayani.
Il parco di Sagarmatha è gemellato con i parchi piemontesi dell’Alta Valsesia e della Burcina (Biella) proprio per la presenza contemporanea di questa favolosa specie di rododendri.
Man mano che si sale la vegetazione si fa ovviamente più rada e diventa più raro anche incontrare i fagiani dell’Himalaya, le lepri, le volpi di montagna, i cervi e le scimmie mentre resistono i lupi himalayani, gli orsi bruni, i panda minori, gli yak e gli strepitosi leopardi delle nevi.
Raggiungibile tra inizio ottobre e fine novembre o tra febbraio e aprile, vi servirà il visto, che si può ottenere all’aeroporto, e permessi aggiuntivi da richiedere in loco. Dall’Europa sono disponibili due voli da Amsterdam e Istanbul verso Tribhuvan, a 6 km dalla capitale Kathmandu ma potrebbe essere affascinante un viaggio in treno da Delhi fino a Gorakhpur e l’autobus fino a Sunauli/Bhairawa.
L’enorme fortuna del Parco Nazionale di Sagarmatha consiste in una gestione realmente intelligente e attenta del territorio e delle sue bellezze in un costante tentativo di porre in equilibrio la salvaguardia dell’ambiente e le necessarie risorse portate dal turismo.
In questa ottica nel 2002 è stata creata a sud una sorta di zona cuscinetto, non inserita tra le proprietà del parco, e di grande aiuto è stata l’istituzione nel 1998 del Parco Nazionale di Makalu Barun e nel 2010 della Gauri Shankar Conservation Area.
Tutto questo non sarebbe però sufficiente senza la presenza rispettosa e attenta degli sherpa e della cultura buddhista.
Dediti principalmente all’agricoltura e al commercio, le loro proprietà sono escluse dalle leggi del parco di Sagarmatha e il loro rispetto religioso verso gli animali, la limitazione della caccia, le attente pratiche di macellazione costituiscono oltre che un insegnamento, un baluardo a difesa della signora del vento e della sua casa.
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