Le crescenti relazioni con l’Impero Ottomano furono all’origine nel Settecento di un nuovo interesse per il mondo della Turquerie.
Il pubblico cominciò allora a familiarizzarsi con odalische, califfi, visir ed eunuchi. La regina Maria Antonietta vestiva «alla sultana» e durante la campagna napoleonica in Egitto erano venute di moda le tuniche «alla mamelucca». Il Settecento era stato anche il secolo delle pipe alla turca e fumare tabacco del Levante era considerato à la page.
La moda orientale colonizzò rapidamente la letteratura. Pensiamo a opere come le Lettere persiane di Montesquieu uscite nel 1721; a Kubla Khan, un poemetto incompiuto che il poeta inglese Samuel Taylor Coleridge scrisse nel 1797; al Divano occidentale–orientale di Wolfgang Goethe, dietro la suggestione della stampa all’inizio dell’Ottocento delle poesie di Hafez, un mistico persiano del Trecento. Nel 1811 François-René de Chateaubriand scrisse il suo Itinéraire de Paris à Jérusalem et de Jérusalem à Paris, che riscosse un enorme successo. Nel 1832 il poeta francese Alphonse de Lamartine decise di ricalcare le orme dell’amato Chateaubriand e anche il suo journal sarebbe stato assai apprezzato per tutto il XIX secolo.
Nel 1851 il Voyage en Orient di Nerval registra invece la delusione di fronte al moderno Levante, che sembra smentire tanto prosaicamente la terra favolosa sognata a tavolino. All’Oriente in quanto evasione visionaria continua invece a mostrarsi sensibile Gustave Flaubert. Ben oltre il suo viaggio del 1849-50, all’origine dei Carnets de vioyage, lo scrittore, affascinato da una terra barbara e sensuale, tornerà a rievocare il Levante nella Tentation de saint Antoine, in Hérodias e in Salammbô, un romanzo storico ambientato a Cartagine, che racconta la rivolta dei soldati barbari nel III secolo a. C. sullo sfondo di una Tunisia segnata dalla presenza romana

Nel corso del XVIII secolo ebbe notevole seguito un genere musicale, la Janitscharenmusik, «musica dei giannizzeri», dal nome del corpo di élite della guardia reale turca. Il pezzo più celebre ispirato al mondo turco è la Sonata per pianoforte n. 11 in La maggiore di Mozart, che risale al 1780 ed è conosciuta soprattutto per il rondò del terzo movimento Alla turca. Ma non si dimentichi che due anni dopo Mozart avrebbe compiuto una nuova incursione nell’esotismo con Il ratto dal serraglio, ennesima variazione sul fortunato tema del «turco generoso».
In Francia nel Borghese gentiluomo, una comédie–ballet diMolière del 1670, Coviello, vestito da Gran Turco e parlando un turco maccheronico, finge di chiedere in sposa la figlia di Jourdain. A metà del Settecento anche il nostro maggiore commediografo, Caro Goldoni, assecondando la moda per le ambientazioni esotiche diffusa a Venezia, compose per il Teatro San Luca la cosiddetta Trilogia persiana, composta da La sposa persiana (1753), Ircana in Julfa 1755) e Ircana in Ispaan (1756). Ancora al principio del Novecento in Francia ebbe un enorme successo il balletto Shéhérazade di Diaghilev ispirato alla Mille e una notte.

Ha scritto una quarantina di libri pubblicati dai maggiori editori, insegna all’università, è editorialista del Corriere della sera, ha scalato migliaia di cime sulle Alpi e fuori, ha viaggiato ai quattro angoli del mondo. Ed è amico di Earth Viaggi.
Franco Brevini inizia la sua collaborazione con il nostro sito, dove alternerà i suoi racconti sui viaggi che ha compiuto a riflessioni sul muoversi nel mondo ieri e oggi.
Lascia un commento