In passato, la regione che si estende da Saigon fino al mare del golfo di Tailandia era una zona paludosa e incolta, ricoperta da una fitta boscaglia, da canne di bambù, acquitrini e scarsamente abitata: qui il fiume Mekong, dopo aver attraversato tutta la penisola indocinese per oltre 4000 km, si ramifica in un’infinita di canali e corsi d’acqua, per poi mescolarsi con le acque salate del mare, dando vita al particolare ecosistema del Delta fluviale.
Nel periodo precoloniale l’area era soprattutto l’habitat di numerose specie animali, non solo pesci e volatili, ma anche tigri, serpenti, rettili, elefanti selvatici.
Fu un gruppo di esuli cinesi che, nel XVII secolo, si installò stabilmente in questa regione a seguito della caduta della dinastia Ming e ne fece un significativo porto commerciale: la fondazione di My Tho segnò l’inizio della trasformazione dell’ecosistema e del suo graduale popolamento umano.
La vocazione commerciale dei suoi primi abitanti era facilitata dalle numerose vie d’acqua che conducevano verso l’entroterra oppure verso il mare, consentendo il trasporto agevole delle merci. E queste ultime erano in prevalenza prodotti della pesca e dell’agricoltura, cioè il risultato di condizioni geografiche favorevoli: clima tropicale, abbondanza di acqua, ampi spazi, terreno fertile.
Nei due secoli successivi, queste condizioni favorevoli indussero molti gruppi etnicamente diversi tra loro a migrare verso il Delta del Mekong partendo dal Vietnam centrale e settentrionale, dalla Cina, dalla Cambogia e dalla penisola malese.
L’opera costante e paziente dell’uomo consentì la bonifica del territorio, l’addomesticamento delle acque e l’allontanamento degli animali selvatici più pericolosi, sostituiti da pacifici bufali utilizzati per i lavori nei campi e nelle risaie.
Le comunità del Delta, pur provenendo ciascuna da nazioni con un background culturale differente, si amalgamarono facilmente grazie all’adozione di un comune modo di vita dettato dalle caratteristiche del luogo e dalla vita sull’acqua: in particolare, attraverso attività di scambi e interazioni commerciali, hanno gradualmente mescolato le loro diverse culture creando un insieme comune armonioso, senza comunque dimenticare del tutto alcuni aspetti della propria cultura d’origine.
Il simbolo di questa armonia culturale è il mercato galleggiante, cioè il luogo tipico deputato all’incontro, allo scambio non solo di prodotti agricoli ed ittici, ma anche di idee, tecniche, credenze, informazioni, notizie.
Il mercato nel Delta nacque inevitabilmente sull’acqua e, fin da subito, ebbe una configurazione “fluttuante”: la gente infatti viveva a bordo di barche o palafitte in legno sulle sponde di un fiume che a seconda del periodo dell’anno si alzava o abbassava di svariati metri.
Nonostante l’origine etnica e culturale differente dei suoi abitanti, nonostante l’invasione siamese, il colonialismo francese, la guerra con gli americani e l’imposizione del comunismo, il mercato galleggiante è sopravvissuto per secoli fino ai nostri giorni: la gente del Delta ha abilmente sintetizzato e “localizzato” i concetti esterni per creare proprie variazioni, adattandoli e migliorandoli.
Questa sintesi è evidente nelle tecniche di costruzione dei sampan, nelle religioni praticate, nell’abbigliamento indossato e nelle abitudini alimentari.
Per esempio, il piatto preferito dagli abitanti del Delta per la prima colazione, quello che praticamente tutti consumano all’alba per acquisire energie prima delle contrattazioni, si chiama Bún nước lèo ed è una zuppa di spaghetti di riso con pesce fermentato, arrosto di maiale e frutti di mare, ottenuta rielaborando tre ricette di cucina khmer, vietnamita e cinese.
Generalmente, chi visita il Delta del Mekong lo fa con un’escursione giornaliera in partenza da Saigon: dopo 3 ore circa di percorso via strada, il visitatore dà un’occhiata alla vecchia fabbrica artigianale dei mattoni, assaggia qualche dolcetto al cocco in un laboratorio locale, effettua un giro in barca lungo qualche canale, assapora il tipico pesce del posto “orecchia d’elefante” e poi riparte di nuovo verso Saigon attraversando distese di risaie, palme, frutteti che riesce ad ammirare solo dal finestrino.
Disponendo di un po’ più di tempo, è consigliabile trascorrere almeno una notte nel Delta del Mekong: solo dormendo sul posto, infatti, si avrà l’opportunità di alzarsi presto al mattino e visitare uno degli ultimi autentici mercati galleggianti del Vietnam, quello di Cai Rang.
A Cai Rang si sperimenta in modo evidente un vero e proprio “melting pot fluttuante”, cioè quei prodotti di fusioni culturali ed etniche che caratterizzano i mercati galleggianti del Delta.
E’ ancora buio quando i proprietari delle barche fanno il giro dei propri “fornitori” nei vari villaggi del Delta (contadini, pescatori, allevatori, artigiani), riempiendo la stiva di frutta e verdura, animali domestici, pollame, pesce appena estratto dalle reti, crostacei, oggetti in ceramica…
Già alle 4 del mattino, centinaia di grandi barche a motore e piccoli sampan a remi attraccano lungo le sponde del fiume, formando una linea di imbarcazioni che si estende fino a 2 chilometri di lunghezza.
Gli affari iniziano già alle prime luci dell’alba, quando la temperatura è ancora fresca, gli acquirenti arrivano via terra dalle sponde del canale e ovviamente dall’acqua, saltando da una barca all’altra e riconoscendo la merce in vendita grazie ad alti pali in bambù issati a prua su cui è appunto appeso un esempio del prodotto.
Questa frenetica attività di compravendita è spesso interrotta da brevi soste per gustare ciotole di zuppa calda o bicchieroni di dissetante caffè con ghiaccio: molte venditrici indossano ancora gli abiti tradizionali decorati con motivi cinesi o malesi e si muovono rapidamente tra i barconi con le loro zattere adibite a fast-food galleggianti, pronte a servire pietanze e bevande.
Quando il sole raggiunge alto il cielo e scalda l’aria del mattino, le attività commerciali cominciano a rallentare d’intensità, lo sciame di barche e sampan fa ritorno lentamente ai propri villaggi ed i venditori di biglietti della lotteria risalgono le rive del fiume per far ritorno alle proprie spartane baracche.
Non è semplice la vita dei mercanti nel Delta del Mekong: manca l’elettricità, scarseggia l’acqua potabile, le condizioni igieniche ed il comfort a bordo dei barconi sono spesso precari, se non proprio spartani; la vicinanza all’acqua, fonte di sostentamento e guadagno, comporta per contro una certa distanza dalle strutture sanitarie e scolastiche. Gradualmente le comunità del Delta vengono spinte ad abbandonare il loro stile di vita nomade a favore di abitazioni ed attività più stabili sulla terraferma.
Il Governo vietnamita a partire dagli anni Novanta conduce una politica di miglioramento delle condizioni di vita della gente nel Delta del Mekong, favorendo l’agricoltura intensiva, l’urbanizzazione, la creazione di infrastrutture e strade, la costruzione di dighe e sbarramenti per regolare le piene del Mekong.
Questi interventi spopolano inesorabilmente i tradizionali mercati galleggianti, impediscono alla gente di muoversi liberamente lungo le vie d’acqua, ora sbarrate dalle dighe, inducendole a preferire le nuove strade su terraferma, i negozi climatizzati e aperti a tutte le ore, i camion ai sampan, internet ed il wi-fi al passaparola e allo scambio diretto di informazioni.
Solo negli ultimissimi anni si è percepita una piccola inversione di tendenza allo spopolamento dei marcati galleggianti del Delta: per una volta il turismo sta contribuendo a fermare la disgregazione di questi unici modelli sociali di melting-pot e di scambio culturale, grazie a molti più visitatori che si fermano nella regione per ammirare una delle ultime forme genuine di scambio commerciale dell’Asia.
La presenza turistica alimenta l’economia locale, gli scambi commerciali locali, l’agricoltura locale.
La sfida dei prossimi anni è riuscire a conservare la genuinità del mercato galleggiante senza trasformarlo in un finto fenomeno da turismo di massa (come per esempio a Bangkok), ma consentendo contemporaneamente alla gente del posto un miglioramento delle proprie condizioni di vita nel rispetto dell’ecosistema del Delta.
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