Gli oceani del nostro Pianeta sono sempre di più ostaggio di un autentico mare di spazzatura. Approfondiamo insieme le conseguenze dell’inquinamento da plastica. Iniziamo il nostro viaggio dalla piccola isola di Henderson. Si trova in mezzo all’Oceano Pacifico a 5.000 chilometri da un grande centro abitato ed è disabitata. Qui, recentemente, sono stati individuate oltre 19 tonnellate di spazzatura, principalmente plastica.
L’avvelenamento dei mari a causa della plastica è un fenomeno preoccupante e sempre più urgente. Basti pensare che, secondo una ricerca, ogni chilometro quadrato di acqua salata del Pianeta contiene circa 46.000 micron di plastica in sospensione. Come siamo giunti a questo livello? Volendo fare una sintesi, la causa va ricercata in due fattori.
Il primo è la crescita esponenziale della produzione di resine e fibre sintetiche registrata negli ultimi 50 anni, passata dai due milioni di tonnellate del 1950 ai circa 380 milioni del 2015. Il secondo è legato alle caratteristiche intrinseche della plastica. Non è un materiale biodegradabile, si degrada completamente solo lungo l’arco di secoli.
A ciò si aggiunge naturalmente l’atteggiamento irresponsabile dell’uomo. Alcune stime indicano che ogni anno finiscano in mare dai 4 ai 12 milioni di tonnellate di plastica, responsabili di circa l’80% dell’inquinamento marino. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: immense isole artificiali in mezzo agli oceani e una minaccia concreta all’ecosistema, con numerose specie marine a serio rischio.
Questo fenomeno non riguarda solo i grandi mari del Pianeta. Una ricerca condotta da Legambiente ha analizzato circa 200.000 metri quadrati di coste italiane e 62 spiagge. Sono stati ritrovati ben 42.623 rifiuti, una media di 670 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia.
Sono numerose oggi le iniziative pubbliche e private impegnate ad affrontare l’inquinamento da plastica dei mari. Una sfida difficile e tutta in salita, che inizia da una profonda sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui rischi e i pericoli che dovranno affrontare le generazioni future se non invertiamo la rotta in tempo.
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