Quello con l’Islanda non è stato un amore a prima vista. «Ma cosa ci trovano?» mi chiedevo durante uno scalo, osservando le brune distese di lava dalle vetrate dell’aeroporto di Keflavik.
Era una natura che ricordava più la matrigna del Leopardi, che l’alma mater dei latini. Brughiera, sassi aguzzi, strade sterrate che si diramano verso destinazioni dai nomi impossibili, deserto lavico foderato di muschio: l’estrema provincia selvaggia dell’Europa è uno strano paradiso dove non sembra esserci spazio per l’uomo.

La bocca eruttiva del Katla si nasconde sotto uno strato di ghiaccio che oscilla tra i 200 e i 400 metri. Nel 1918 esplose, facendo sciogliere una parte del ghiacciaio. L’onda di piena fu spaventosa, cinque volte superiore a quella del Rio delle Amazzoni. Raccontano che blocchi di ghiaccio di 200 metri furono trascinati verso il mare per una decina di chilometri.

Uno degli effetti di queste piene, gli jökulhalaup come le chiamano gli islandesi, è il deserto lavico di Skeiđarársandur, 600 chilometri quadrati di sabbia finissima depositata da un ghiacciaio, che dispiega la sua lingua per 30 chilometri. Tutto è nero in questa terra frequentata da 3000 coppie di uccelli stercorari. Solo la striscia livida della neve accompagna ondeggiando in lontananza e pare anche lei sporcata da questa sabbia finissima.

È uno dei luoghi più disumani che abbia mai visto. Solo la strada, ostinatamente scandita dai picchetti gialli e affiancata dai piloni dell’energia elettrica, testimonia lo sforzo faustiano degli islandesi per rendere abitabile questa terra perduta nelle immensità dell’Oceano Atlantico.

«Forse il senso più vero della nostra civiltà – mi disse un giorno un collega dell’università di Reykjavik – è che lottiamo per vivere in un posto che non è fatto per noi uomini. Ma non è questo il suo fascino?».
Franco Brevini

Ha scritto una quarantina di libri pubblicati dai maggiori editori, insegna all’università, è editorialista del Corriere della sera, ha scalato migliaia di cime sulle Alpi e fuori, ha viaggiato ai quattro angoli del mondo. Ed è amico di Earth Viaggi.
Franco Brevini inizia la sua collaborazione con il nostro sito, dove alternerà i suoi racconti sui viaggi che ha compiuto a riflessioni sul muoversi nel mondo ieri e oggi.
Foto di © Federico Wilhelm
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