E la capitale non appare oggi diversa da una delle tante metropoli del terzo mondo, tra fame, lussi, gas di scarico, speranze e traffici febbrili. Si dice che siano oltre due milioni le persone che abitano oggi a Kathmandu.
La speranza di godere qualcosa della grande kermesse turistico-alpinistica continua a richiamare gente da tutte le vallate del Nepal.
Lontanissimi sembrano gli anni del dopoguerra, quando le poche strade carrozzabili del paese si limitavano a Kathmandu e i mezzi che circolavano erano stati trasportati a pezzi a dorso di yak e successivamente rimontati. Le cose cambiarono all’inizio degli anni Cinquanta con l’apertura dell’aeroporto, che risparmiava alle spedizioni di partire da Jogbani, l’ultima stazione raggiunta dalla ferrovia. Tuttavia la marcia di avvicinamento all’Everest cominciava da Kathmandu. Nel 1952 gli svizzeri impiegarono ventitré giorni fino al campo base, contro i cinque-sei dei trekkers che oggi partono dalla pista sterrata di Lukla.
La fortuna turistica di Kathmandu decollò durante gli anni Sessanta e nei primi anni Settanta, quando la città divenne la meta degli hippies di tutto il mondo. L’internazionale fricchettona affluiva nella mitica capitale ai piedi dell’Himalaya attratta dalla facilità con cui ci si poteva procurare hashish e marijuana. Entrambi erano allora in vendita in molti negozi del centro e non c’era ristorante frequentato dai figli dei fiori che non includesse nel menu i famosi dolcetti all’hashish. La droga usata dai Sadhu per ragioni religiose procurava ai viaggiatori con zaino e sacco a pelo un’ebbrezza ben diversa da quella dell’alta quota.
Di quella stagione oggi resta solo il nome di una via: Freak Street. Il suo vero nome è Jochne, si snoda nel cuore della vecchia Kathmandu, ma ha perduto molto del suo smalto. All’epoca vi si trovavano alberghetti economici, ristoranti da due soldi, cambiavalute e naturalmente negozietti affollati da un’umanità pittoresca e piena di sogni. Gli occidentali si affollano ora nel quartiere di Thamel, nella zona nord della città, dove l’attrezzatura alpinistica più moderna è esposta accanto ai thangka tibetani.
«I have the good one, sir». Ancora oggi per le strade di Kathmandu non è infrequente essere avvicinati da qualcuno che offre droga. Ma le autorità nepalesi sembrano molto poco disponibili ai revival di qualche nostalgico.
Ha scritto una quarantina di libri pubblicati dai maggiori editori, insegna all’università, è editorialista del Corriere della sera, ha scalato migliaia di cime sulle Alpi e fuori, ha viaggiato ai quattro angoli del mondo. Ed è amico di Earth Viaggi.
Franco Brevini inizia la sua collaborazione con il nostro sito, dove alternerà i suoi racconti sui viaggi che ha compiuto a riflessioni sul muoversi nel mondo ieri e oggi.
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