Avventuriera, archeologa, femme fatale, maga, salutata dalle tribù beduine come «la regina di Palmira» e dai drusi come una profetessa, Lady Esther Stanhope era nata nel 1776 ed era la nipote del primo ministro britannico William Pitt.
Era celebre nei salotti per la sua bellezza e capace di suscitare grandi passioni, ma anche irrequieta e anticonformista. Nel 1810 partì per l’Oriente, dove, per non indossare il velo, viaggiava spesso travestendosi da uomo. Compì una serie di viaggi nel Mediterraneo: Gibilterra, Malta, le Isole Ionie, il Peloponneso, Atene, Costantinopoli, Rodi, spingendosi fino in Egitto, Palestina, Libano e Siria.
In un monastero siriano scoprì un manoscritto medioevale italiano, che parlava di favolose ricchezze nascoste. Per alcuni lady Stanhope semplicemente si lanciò in una fortunosa caccia al tesoro, secondo altri invece l’aristocratica britannica fu il primo archeologo che facesse uso di una fonte testuale per portare alla luce testimonianze del passato. La sua preoccupazione principale era dimostrare che non stava saccheggiando il patrimonio culturale locale, scovando opere d’arte da inviare in Inghilterra, come facevano in molti all’epoca.
Ciò che si riproponeva era solo di arricchire la memoria storica e artistica della Sublime Porta.
Per questo, con una partigianeria incresciosa, distrusse senza esitazione e gettò in mare una statua greco-romana di due metri, che, pur non appartenendo al patrimonio dell’Islam, era la prima trovata in Terra Santa.
Intanto le stravaganze, le avventure, i viaggi la circondavano di una crescente notorietà. I rapporti intrattenuti con i notabili arabi le valsero l’appellativo di «Regina Ester». Offrì un sostegno ai drusi nella lotta contro l’Egitto, mantenendo rapporti con gli emiri locali e diventando di fatto il governatore della regione.
Dalla metà degli anni Trenta, sempre più gravemente indebitata, si ritirò dalla vita pubblica.
Si dice che non si mostrasse più in pubblico, mentre ai visitatori, avvolta in un turbante, concedeva solo di vedere le mani. Sarebbe morta di tisi in miseria nel 1839, ma ad assicurarne la fama sarebbe stato La Châtelaine du Liban, uno dei più noti romanzi dello scrittore francese Pierre Benoit, del 1924, che avrebbe avuto diversi adattamenti per il cinema.
Ha scritto una quarantina di libri pubblicati dai maggiori editori, insegna all’università, è editorialista del Corriere della sera, ha scalato migliaia di cime sulle Alpi e fuori, ha viaggiato ai quattro angoli del mondo. Ed è amico di Earth Viaggi.
Franco Brevini inizia la sua collaborazione con il nostro sito, dove alternerà i suoi racconti sui viaggi che ha compiuto a riflessioni sul muoversi nel mondo ieri e oggi.
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