Sono considerate tra le più raffinate opere d’arte al mondo. Sono le sculture che ornano i Templi di Khajuraho, nello stato indiano Madhya Pradesh, dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Degli 85 Templi originali oggi ne restano solo 25, raggruppati in tre siti poco distanti tra loro. Secondo la leggenda, Khajuraho fu fondata da Chardravarman, figlio del dio della luna Chandra, che dopo aver visto una splendida fanciulla fare il bagno in un torrente che scorreva proprio lì, se ne invaghì e scese sulla terra per costruire i magnifici Templi.
La storia invece ci dice che, tra il 950 e il 1050, fu la dinastia Chandela a erigerli in quella che allora era la capitale del loro regno. Furono anni sfarzosi, duranti i quali la città era potente e ricca. Poi, per motivi poco chiari, i Chandela trasferirono la loro capitale a Mahoba.
Per un po’, i Templi continuarono però a essere meta di pellegrinaggi e a svolgere la loro funzione religiosa per hinduisti e giainisti. Poi, lentamente, il luogo fu abbandonato.
Fu una fortuna.
Proprio per questo il motivo infatti gli invasori musulmani non giunsero fino a qui con la loro furia che provocò la distruzione di molti altri luoghi sacri “idolatri” nel Paese.
Abbandonati e lasciati cadere in rovina, i Templi rimasero sconosciuti fino a che, nel 1838, i servitori dell’ufficiale inglese T.S. Burt gliene parlarono e lo stesso volle andare a vedere con i suoi occhi questo luogo ormai quasi leggendario.
Le meraviglie di Khajuraho furono così restituite al mondo. I Templi, oggi perfettamente restaurati, lasciano a bocca aperta per gli altorilievi che li ricoprono e che ornano anche le piattaforme su cui sono eretti. Ad essere rappresentata è la vita quotidiana di mille anni fa.
L’incredibile maestria con cui uomini, donne, bambini, soldati, musicisti, animali, personaggi mitologici e, naturalmente, Dei, sono scolpiti nella pietra sembra dare vita e movimento alle varie figure. Due sono gli elementi maggiormente ricorrenti: le donne e le immagini erotiche.
Le prime sono sensuali e provocanti e spesso il loro corpo è rappresentato nell’atto di compiere una mezza torsione o di danzare. Incredibili sono i vestiti, scolpiti con una tale raffinatezza da mostrare persino le velature e le trasparenze.
Le scene erotiche poi non hanno nulla di volgare, mostrano alcune posizioni del kamasutra, e hanno naturalmente un significato tantrico. Incredibili anche i dettagli delle acconciature, i gioielli e i fregi che riempiono gli spazi tra la varie figure.
Se una visita con una guida è indispensabile per riuscire a cogliere le sculture più significative e importanti, è assolutamente consigliato anche passeggiare tra i Templi senza fretta, per ammirare questi capolavori. Magari all’ora del tramonto, quando la pietra si accende con i colori caldi e dorati che mettono ancora più in risalto i particolari.
Suggestivo anche lo spettacolo di luci e suoni che ogni sera anima la zona archeologica: mentre la voce fuori campo del maestro scultore racconta, tra storia e leggenda, i trascorsi di Khajuraho, fasci di luce colorata illuminano i Templi sulla colonna sonora di musica classica indiana.
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