Una maglietta piuttosto diffusa tra i ragazzi di Vientiane, la capitale del Laos, recita “This legacy must end, so others can begin”.
L’eredità a cui accenna è quella che il Laos ha forzatamente ricevuto durante la cosiddetta “guerra segreta” condotta dagli Stati Uniti nella regione indocinese, a corollario delle esplicite operazioni belliche avviate in Vietnam, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta del 1900.
Il lascito più concreto della guerra del Vietnam al Laos è sintetizzabile in una sigla: UXO, che significa “un-exploded ordinance”, 3 lettere che vengono verniciate a grandi caratteri su cartelli rossi per ricordare che nel terreno dove ci si trova potrebbero esistere ordigni non esplosi.
Durante la guerra del Vietnam, il presidente americano Kennedy autorizzò le prime missioni segrete di bombardamento sul suolo laotiano inizialmente con lo scopo di contenere le azioni dei ribelli comunisti locali contro la monarchia: tra il 1964 ed il 1973, i bombardieri statunitensi scaricarono sul Laos circa 2,5 milioni di tonnellate di ordigni, con l’obiettivo di interrompere i rifornimenti che avvenivano tra il Vietnam del Nord ed i ribelli Vietcong nel Vietnam del Sud lungo il cosiddetto “sentiero di Ho Chi Minh”, una sorta di corridoio situato sul confine tra Laos e Vietnam.
I B52 americani durante le loro 580.000 missioni dal Siam (Tailandia) al Vietnam sganciarono sul Laos e sulla Cambogia (anch’essa sospettata di favorire i ribelli comunisti del Vietnam meridionale) soprattutto le famigerate “bombe a grappolo”: questi ordigni, di forma sferica e grandi come palline da tennis, erano contenute in una bomba guscio che prima di toccare terra si apriva rilasciando il suo contenuto di decine di bombe più piccole che assomigliavano ad un grappolo d’uva prima di esplodere sul terreno.
Il 30% delle “cluster bombs” si conficcò nel terreno morbido o fangoso delle foreste e delle campagne laotiane senza esplodere: centinaia di contadini, cercatori di rottami e soprattutto bambini intenti a giocare all’aria aperta sono rimasti vittima di questi ordigni inesplosi nel corso degli ultimi 45 anni.
Numerosi enti ed associazioni umanitarie internazionali si occupano di sminare i terreni e di rendere sicuri campi e la giungla laotiani, specialmente in quelle aree di confine con il Vietnam dove si sono concentrati i bombardamenti.
Il lavoro di pulizia e messa in sicurezza non è semplice, anche perché ogni anno in estate il Paese riceve una grande quantità di pioggia monsonica che smuove il terreno facendo scivolare gli infami acini delle bombe a grappolo da un punto all’altro.
Unitamente al lavoro di prevenzione, esiste un’organizzazione no-profit con sede a Vientiane che si occupa di aiutare chi ha avuto la sfortuna di incappare nell’esplosione involontaria di un ordigno: la C.O.P.E. (The Cooperative Orthotic and Prosthetic Enterprise) garantisce assistenza, riabilitazione e fornitura di protesi alle persone con disabilità motorie conseguenza di incidenti con le bombe inesplose UXO.
Il centro visitatori di Vientiane è una fonte preziosa di informazioni, video e testimonianze: vi si trovano in esposizione reperti bellici ed immagini dei luoghi remoti dove sono stati trovati, si può assistere alla proiezione di un filmato che mostra le fasi di guarigione e recupero motorio di chi è stato ferito, si possono toccare e maneggiare le protesi, sempre più raffinate ed ergonomiche, che contribuiscono a far vivere una vita il più possibile normale alle vittime di questi subdoli esplosivi.
Chi passa da Vientiane non deve farsi mancare una visita alla C.O.P.E. : oltre ad essere molto educativa, è spesso anche emozionante e commovente.
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