Cosa c’entra il Tiramisu con il deserto del Kazakistan? E per quale motivo questo fiero popolo di nomadi e guerrieri lo ha raffigurato sulla banconota da 1000 Tenge.
Sono le domande che mi faccio mentre, lasciata la strada di Zhanaozen e Uzen, mi sto inoltrando su una sterrata, abbastanza buona in rapporto alle abitudini del Paese. La risposta la trovo quando mi affaccio a una sequenza colline con strati rossi e bianchi di antica roccia gessosa, che si estendono nella steppa ed effettivamente ricordano il famoso dolce italiano.
In kazako il toponimo Kyzylkup non lascia dubbi: kyzyl significa «rosso» e kup «molto», alludendo alla straordinaria ricchezza di sfumature rosse di queste rocce.
In effetti il paesaggio ha qualcosa di sconvolgente e si fatica a pensare che queste tormentate falesie striate siano state il fondo dell’antico oceano Tetide, che esisteva fino a 60 milioni di anni fa, grosso modo l’età dell’estinzione dei dinosauri.
Il rosso nasce dal ferro che affiorava in questi strati, mentre le sfumature gialle e marroni sono il prodotto della mescolanza di altri minerali. Il punto più scenografico è costituito da un gruppo di colline incise da una gola panoramica, dove gli strati rossi formano curve lunghe e tortuose che si perdono all’infinito. Sembra di muoversi in un morto paesaggio extraterrestre, di quelli cui ci ha abituato la fantascienza, ma siamo nel cuore del Kazakistan che un numero crescente di viaggiatori sta rubricando fra le mete più imperdibili del turismo naturalistico.
Ha scritto una quarantina di libri pubblicati dai maggiori editori, insegna all’università, è editorialista del Corriere della sera, ha scalato migliaia di cime sulle Alpi e fuori, ha viaggiato ai quattro angoli del mondo. Ed è amico di Earth Viaggi.
Franco Brevini inizia la sua collaborazione con il nostro sito, dove alternerà i suoi racconti sui viaggi che ha compiuto a riflessioni sul muoversi nel mondo ieri e oggi.
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