A scoprire i ghiacciai alpini non furono i montanari delle vallate sottostanti, ma due inglesi.
Si chiamavano William Windham e Richard Pococke, il primo un giovane aristocratico irrequieto e rissoso che stava compiendo il suo grand tour europeo; il secondo un eccentrico esploratore di ritorno dall’Egitto, dove si era recato, a suo dire, per verificare le affermazioni dei geografi dell’antichità.
Nel 1741, soggiornando a Ginevra, avevano sentito parlare della chiesa priorale di Chamouni e delle glacières. Fino ad allora nessun esponente della cultura europea aveva osservato da vicino quelle bizzarre manifestazioni della natura e ci sarebbero voluti altri vent’anni prima che De Saussure compisse il suo primo voyage nell’alta valle dell’Arve, all’epoca ancora giudicato «difficile e pericoloso».
La gita a Chamonix si annunciava come una vera e propria spedizione e i due inglesi la affrontarono di conseguenza: «Partimmo dunque da Ginevra in otto padroni e cinque servitori, tutti ben armati». Dopo molte ore di marcia, giunti al remoto villaggio ai piedi del Monte Bianco, si accamparono tra le coltivazioni di avena e di segale e tennero accesi i fuochi per tutta notte, stabilendo regolari turni di guardia intorno alle tende. Al punto che i montanari si mobilitarono, temendo un’occupazione militare, e solo l’intervento del parroco valse a evitare lo scontro.
All’indomani i due inglesi partirono per il Montenvers, un panoramico alpeggio a quasi duemila metri sulla riva del ghiacciaio. Dal 1908 un trenino rosso a cremagliera si spinge fino lassù, scaricando ogni mezz’ora i turisti sulle balconate a strapiombo sulla Mer de Glace.
Nel giugno 1741, invece, ai due viaggiatori inglesi toccarono quasi tre ore di sgroppata su per la mulattiera, che taglia il ripido bosco alla base dell’Aiguille des Grands Charmoz.
Dal Montenvers la Mer de Glace, che allora si chiamava Glacier des Bois, dal nome del villaggio sottostante, era apparsa in tutta l’imponenza, che i ghiacciai esibivano nella piccola età glaciale, allora al suo culmine.
Fu così che Windham diede alla colata il nome che ancora conserva: Mer de Glace. I due inglesi possono essere indicati come i capostipiti del turismo alpino. I loro furono quasi certamente i primi occhi di un viaggiatore a scrutare tanto da vicino un grande ghiacciaio e i goffi scivoloni su quella sdrucciolevole materia vetrosa avrebbero inaugurato le comiche gesticolazioni di tanti Tartarini affacciati all’avventura alpina.
Franco Brevini
Ha scritto una quarantina di libri pubblicati dai maggiori editori, insegna all’università, è editorialista del Corriere della sera, ha scalato migliaia di cime sulle Alpi e fuori, ha viaggiato ai quattro angoli del mondo. Ed è amico di Earth Viaggi.
Franco Brevini inizia la sua collaborazione con il nostro sito, dove alternerà i suoi racconti sui viaggi che ha compiuto a riflessioni sul muoversi nel mondo ieri e oggi.
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