Un classico senza tempo, un libro che è diventato un cult assoluto. Leggiamo insieme Sulla strada, di Jack Kerouac.
Dove vai, tu, America, la notte, nella tua piccola macchina scintillante?
Con l’espressione on the road, “sulla strada”, generalmente si fa riferimento a una qualsiasi esperienza diretta, come un viaggio, o indiretta, come la trama di un film o un’esposizione narrativa che si svolge sottoforma di viaggio, compiuta in auto o su mezzi che solitamente la percorrono. Ma per i lettori, anche per i meno voraci, on the road è un’insegna luminosa, il manifesto simbolo di un’intera generazione, la beat generation degli anni ’40 e ’50, un romanzo autobiografico che brilla tra le opere della letteratura di viaggio americana.
«Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati»
«Dove andiamo?»
«Non lo so, ma dobbiamo andare»
Percorriamo insieme, allora, la strada che conduce alla scoperta di quel ventinovenne Jack Kerouac che, in sole tre settimane e tante tazze fumanti di caffè nero, raccolse taccuini e appunti di viaggio per scrivere su un rotolo di carta quello che sarebbe diventato più tardi il libro cult della letteratura di viaggio americana.
On the Road, Sulla strada (1957) presenta un’architettura narrativa molto semplice, suddivisa in cinque parti sotto forma di episodi, che ruotano intorno alle avventure di giovani beatin viaggio su territorio statunitense alla fine degli anni Quaranta. La trama è lineare ed essenziale, la lettura piacevolmente scorrevole: il protagonista, Sal Paradise, pseudonimo di Jack Kerouac, narra una serie di interminabili viaggi in autostop che compie prima in America e poi attraverso il Messico, in compagnia di Dean Moriarty, pseudonimo di Neal Cassady, che conosce a New York.
Le nostre valigie logore stavano di nuovo ammucchiate sul marciapiede; avevano altro e più lungo cammino da percorrere. Ma non importa, la strada è vita.
Le avventure che si susseguono nel libro sono narrate rivolgendo particolare attenzione ai dettagli degli ambienti circostanti, il protagonista registra minuziosamente quello che i suoi occhi incontrano lungo la strada e il lettore può così immergersi completamente, grazie allo stile dell’autore, in posti sconosciuti e panorami mozzafiato, tra montagne, praterie, fiumi e vasti campi. L’esperienza di lettura di Sulla strada è così immersiva, coinvolgente e dettagliata che ci si sente compagni di viaggio del protagonista, il quale sceglie appositamente di compiere dei tratti di strada in autostop perché permette di conoscere e comunicare con gente nuova.
Questo libro-mito della letteratura di viaggio americana incarna l’immagine dell’energia vitale, del flusso di coscienza, della sete di vita e di libertà, dell’entusiasmo e di quella spontaneità che ha cambiato una generazione intera, quella degli anni ’50 e ’60; una generazione che ha cominciato ad inspirarsi proprio alle vicissitudini, ai pensieri, allo stile di vita, alle convinzioni che fiammeggiano le pagine di Sulla strada, tre semplici parole che diventarono un vero e proprio slogan esistenziale.
Chilometri di polvere e vagabondaggio tra i grandi spazi americani condensano un’esperienza di viaggio, interiore ed esteriore, fortissima, tra narrazione sotto forma di diario e nuove spinte culturali senza le quali quegli anni non sarebbero certamente stati gli stessi.
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