Il racconto della rivolta araba del 1917-1918 diventa un mezzo per riflettere sull’animo umano: leggiamo insieme I sette pilastri della saggezza di T. E. Lawrence.
Tra il 1916 e il 1918, durante la Prima Guerra Mondiale, un soldato britannico guidò la rivolta araba contro gli ottomani. Il soldato britannico non era uno qualunque: si trattava di Thomas Edward Lawrence, passato alla storia come Lawrence d’Arabia.
Per Lawrence, la rivolta scaturiva da ideali molto importanti. Era infatti affascinato dai costumi e dalla cultura araba, perciò voleva combattere per la loro indipendenza. Tuttavia, la disillusione prese ben presto il posto degli ideali.
Una volta finita la rivolta, infatti, il governo inglese non concesse l’indipendenza. I nuovi territori furono suddivisi tra il dominio britannico e quello francese. Lawrence capì che il supporto dell’Impero era dovuto a motivi economici e di dominio.
Dopo la fine della rivolta, Lawrence rifiutò tutte le onorificenze di guerra e si ritirò a vita privata. Qui, scrisse I sette pilastri della saggezza, la sua grande opera.
Fu un lavoro molto travagliato, anche a causa del difficile stato mentale in cui Lawrence si trovava dopo la guerra. Fu un’opera a cui l’autore mise mano più e più volte, cambiando spesso la forma a ciò che stava scrivendo.
I sette pilastri della saggezza non è semplicemente un resoconto di guerra. Infatti, si avvicina più a un diario, in cui Lawrence parla dei propri stati d’animo, delle proprie emozioni, del fascino suscitato dal paesaggio e dalla cultura mediorientale.
Lawrence è un personaggio dai mille volti, un soldato che è al tempo stesso un archeologo e uno scrittore. Da I sette pilastri della saggezza traspare l’immagine di un eroe romantico, che lotta per i propri ideali.
I sette pilastri della saggezza è un modo per addentrarsi nel Medio Oriente e contemporaneamente nell’animo umano.
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