Un Paese lontano che si è da poco aperto all’occidente e un viaggiatore che vuole scoprire gli effetti della “modernizzazione”: leggiamo insieme Mustang: un viaggio di Tiziano Terzani.
Tiziano Terzani ha passato la propria carriera a viaggiare tra i Paesi dell’Asia, come giornalista corrispondente per l’Europa. Quando, nella parte finale della sua vita, fu colpito da una malattia incurabile, scelse il viaggio come cura.
Per allontanarsi dal ruolo di giornalista, nel 1995 Terzani decise di partire alla volta del Mustang. Il Mustang aveva chiuso le frontiere nel 1951 per poi riaprirle solo nel 1992.
Tiziano Terzani voleva conoscere e raccontare questo Paese remoto, culturalmente legato al Tibet nonostante faccia parte del Nepal. Per farlo, decise di dedicarsi a una delle sue passioni: la fotografia.
Mustang: un viaggio si rivela così essere quasi un reportage, nonostante la volontà di Terzani. Le foto che si affiancano al testo sono tutte scattate da Terzani e ci avvicinano a un mondo tanto lontano e misterioso. Qui la natura è spietata e la fa da padrona.
Qualsiasi uomo, perfino un re, è piccolissimo in un paesaggio in cui non troviamo sculture ma teschi animali. Mustang: un viaggio ha tuttavia un risvolto amaro. È infatti una riflessione sulla modernità e l’occidente che avanzano anche in un Paese così remoto.
Si vedono cappelli da baseball con scritte in inglese al posto dei cappelli a tre falde tipici del posto mentre la medicina erborista tradizionale sta cedendo il passo a quella occidentale. Come se non bastasse, la politica di Kathmandu si basa sull’assimilazione: gli insegnati inviati in Mustang hanno come primo compito quello di assegnare ai bambini nuovi nomi hindi.
Terzani riesce a utilizzare questo viaggio per raccontarci l’impatto di quella che chiamiamo modernizzazione. Mustang: un viaggio vi farà immergere nella realtà di un luogo poco conosciuto che senza dubbio vale la pena scoprire.
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