L’inizio della primavera coincide con la festa più antica del pianeta, una celebrazione dal fascino millenario. Scopriamo insieme le tradizioni del Nowruz, il capodanno persiano.
Iniziamo con qualche informazione linguistica. Il Nowruz deriva dall’unione di due antichissime parole persiane, nava (nuovo) e rezanh (giorno), che nel persiano moderno sono diventate no e rouz. Il suo significato è giorno nuovo, e si trovano anche alcuni variazioni come Norouz, Nawruz, Norooz e Norouz.
Il Nowruz è il capodanno persiano e probabilmente la celebrazione più antica della Terra. Veniva festeggiata già durante l’impero achemenide – tra il settimo e quarto secolo avanti Cristo – ma secondo la leggenda risale a oltre 15.000 anni fa all’epoca del re persiano Yima. Fu poi Zoroastro in persona a istituire ufficialmente la festa.
Secondo un’altra bellissima ricostruzione dello storico Abu Rayhan al-Biruni, il giorno di Nowruz l’angelo della vittoria incoraggio l’uomo a creare cose nuove, a scoprire e inventare. A simboleggiare questo messaggio, l’angelo fece sprigionare fiamme vive dal ghiaccio del monte Damavand che domina Teheran.
Il Nowruz cade in corrispondenza dell’equinozio di primavera e si festeggia, oltre che in Iran, anche in tutti i territori dell’ex impero persiano, dall’Asia Centrale ai Balcani. Senza contare le comunità di emigrati sparsi in tutto il mondo.
Questo giorno rappresenta la vittoria sull’inverno e l’inizio della stagione dell’abbondanza e della prosperità. Le celebrazioni del Nowruz durano 13 giorni e seguono naturalmente rituali ben precisi. Si comincia con la pulizia della casa, che deve essere fatta nei 12 giorni precedenti la festa. I giovani vanno a trovare i parenti anziani che donano loro soldi nascosti all’interno di libri sacri. È poi consuetudine incontrare parenti e amici e scambiarsi fiori e dolci.
I dolci sono protagonisti della celebrazione. Ogni famiglia ha la sua ricetta che custodisce gelosamente e varia in base alla regione di provenienza. La preparazione dei dolci è un rituale dove quello che conta è stare insieme, a prescindere dal risultato finale.
Uno dei rituali più affascinanti di Nowruz si chiama chahar-shanbe soori e si svolge il martedì prima della festa. In tutte le città e i villaggi vengono accesi dei falò. Gli uomini devono saltare sopra il fuoco, a simboleggiare la luce della primavera che sconfigge il buio dell’inverno. Durante il salto bisogna pronunciare la frase: “Zardie man az to, Sorkhie to az man” il cui significato letterale è: “Ti do il mio giallo, tu mi dai il tuo colore rosso”. Significa invocare energia e scacciare via le malattie.
I falò sono accompagnati da danze in strada e musica. Il piatto tipico di questa giornata si chiama Ash Reshteh ed è una zuppa di erbe e pasta fresca, condita con cipolla caramellata e panna acida.
La vigilia di Nowruz viene invece servito in tavola un piatto tradizionale chiamato Sabzi Polo Ba Mahi, riso con erbe tritate e pesce fritto. Anche in questo caso il cibo è considerato una metafora di prosperità e abbondanza.
Il giorno di Nowruz è un’esplosione di festa. Si prepara l’Haft Sin, una tavola con sette elementi – sette come gli arcangeli di Zoroastro – che iniziano con la s (sin in persiano). L’aceto (serkeh), la pianta selvatica (sumac), la mela (seeb), il silverberry (senjed), il germoglio (sabzeh), l’aglio (sir) e il samanu (un budino tradizionale).
Durante la festa si mangia, ci si diverte e ci si augura reciprocamente buona sorte e prosperità. Inoltre, secondo una credenza popolare, quando ci si sveglia il giorno di Nowruz bisogna assaggiare del miele prendendolo con tre dita e accendere una candela. In questo modo si verrà preservati dalle malattie.
Il giorno successivo si fa invece un picnic all’aperto in compagnia, per suggellare l’inizio della primavera e di un nuovo anno.
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