Cuore pulsante dell’Africa Orientale, la Tanzania è una terra immensa, nota per la conservazione dei suoi habitat naturali, la ricchissima fauna e la presenza di ben 130 tribù, patrimonio etnico e culturale dal valore inestimabile.
Nel corso del tempo, la maggior parte delle comunità minori è stata gradualmente assimilata dai gruppi etnici più grandi in seguito a mutamenti di carattere sociale. Conosciamo, allora, più da vicino, alcuni tra i gruppi etnici prevalenti e lasciamoci affascinare dalla loro cultura e tradizione così in simbiosi con il continente nero.
Il nostro incontro comincia con uno dei popoli più noti e diffusi in Africa: i maasai. Si tratta di un insieme di tribù situate nel sud del Kenya e nel nord della Tanzania, lungo la Great Rift Valley. I maasai, letteralmente “coloro che parlano la lingua maa”, sono tuttavia più comunemente conosciuti con il nome di masai, termine che trae origine da un’errata interpretazione dei colonizzatori inglesi. La maggior parte tuttavia conosce la lingua inglese e comunica in altre lingue come lo swahili.
Tradizionalmente allevatori transumanti, si spostano percorrendo lunghissime distanze alla ricerca di pascoli e corsi d’acqua, vivendo così costantemente a contatto con la natura. Questo li ha resi grandi esperti di piante, di cui conoscono ogni proprietà curativa. Questo popolo così forte e fiero (tanto da meritarsi, in passato, l’appellativo di grandi guerrieri) è rigidamente suddiviso in 12 caste e socialmente organizzato in base a ruoli e fasce d’età.
Rituali di iniziazione e passaggio vengono praticati da questa tribù per segnare la fine dell’infanzia, intesa come libertà più pura, e l’inizio dell’età adulta nei giovani individui. Saltano all’occhio all’istante i loro abiti tradizionali e folkloristici, dalle trame più fantasiose e colori vivacissimi per esaltare gli elementi della natura. Monili di grandi dimensioni sono caratteristici presso queste tribù poiché spesso segnalano il clan di appartenenza e sono indossati soprattutto dalle donne in grandi quantità: braccialetti, orecchini, collane, collari decorati con perline color avorio.
Rimanendo a nord della Tanzania, nelle vicinanze del lago Eyasi, incontriamo la secolare tribù dei datoga, allevatori poligami originari del Corno d’Africa e gli hadzabe, cacciatori e raccoglitori. I primi sono una tribù simile per molti aspetti ai maasai: praticano cerimonie e riti di purificazione, arti magiche primitive e antiche danze probabilmente propiziatorie, indossano coloratissimi abiti e monili di grandi dimensioni.
I Datoga custodiscono tradizioni orali e leggende sulla loro origine secolare, sono abili fabbri e un popolo estremamente cordiale: vi accoglieranno con molto entusiasmo nei loro villaggi dove potrete assistere a danze spettacolari e pratiche tradizionali come il rito della macinazione del mais. Gli Hadzabe costituiscono una tribù dal fascino primordiale unico e raro, pensate che la loro lingua a schiocchi è considerata una tra le più antiche al mondo. Non praticano alcuna forma di allevamento o di agricoltura ma vivono solo di caccia e raccolta.Le donne raccolgono frutti e radici utilizzando bastoni da scavo, gli uomini sono esperti nella ricerca del miele all’interno dei rami e una volta trovato se ne cibano sul posto. Cacciano la selvaggina seguendo le orme nel terreno e utilizzando archi e frecce avvelenate, fabbricate manualmente nei campi base. Si spostano a seconda della disponibilità di cibo e acqua e non mancano di utilizzare ripari rocciosi o alberi come abitazioni saltuarie. Le donne sono alla pari con gli uomini, possono anche separarsi di propria iniziativa e risposarsi.
L’incontro con queste tribù è un’esperienza straordinaria, un’occasione unica per vivere l’anima primordiale del continente africano in una sorta di lunghissimo salto nel tempo, fino alle più remote origini dell’essere umano.
Le donne raccolgono frutti e radici utilizzando bastoni da scavo, gli uomini sono esperti nella ricerca del miele all’interno dei rami e una volta trovato se ne cibano sul posto. Cacciano la selvaggina seguendo le orme nel terreno e utilizzando archi e frecce avvelenate, fabbricate manualmente nei campi base. Si spostano a seconda della disponibilità di cibo e acqua e non mancano di utilizzare ripari rocciosi o alberi come abitazioni saltuarie. Le donne sono alla pari con gli uomini, possono anche separarsi di propria iniziativa e risposarsi.
L’incontro con queste tribù è un’esperienza straordinaria, un’occasione unica per vivere l’anima più autentica del continente africano in una sorta di lunghissimo salto nel tempo, fino alle più remote origini dell’umanità.
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