L’area disegnata dal Ring of Fire, lungo l’Oceano Pacifico, è uno dei luoghi più affascinanti del Pianeta: un anello di circa mille vulcani, la maggior parte dei quali in piena attività.
Il Ring of Fire si sviluppa lungo le coste dell’Oceano Pacifico in una grande area che comeprende Antartide, Sud America, America Centrale, Nord America fino all’Asia e alla Nuova Zelanda.
Anello che al suo interno nasconde vere e proprie perle da preservare e custodire. Per esempio, in Sud America si trova il vulcano Cotopaxi, situato in Ecuador, la cui traduzione, dalla lingua quechua, è “collo della luna”.
Un nome originale per il terzo vulcano più alto al mondo e la seconda montagna più alta dell’Ecuador, eppure grazie alle foto aeree, sembra proprio che una luna si posi sopra il cono del vulcano, dando l’illusione che il Cotopaxi ne sia il collo. Una visione idilliaca che si dissocia dalla continua attività eruttiva di questo vulcano, simbolo di paura e di fascino di un paese.
Spostandoci più a nord, verso lo stato di Washington, si trova il Monte Sant’Elena. Un vulcano che, dal punto di vista geologico, può essere paragonato al Vesuvio, in quanto la sua attività esplosiva si caratterizza da ceneri vulcaniche e da rocce magmatiche come la tefrite.
Per il resto il Monte Sant’Elena rappresenta, per gli Stati Uniti, un vero e proprio simbolo di terrore, perché il 18 maggio del 1980 questo vulcano ricominciò la sua attività eruttiva, divenendo il simbolo dell’evento vulcanico più mortale e economicamente più distruttivo nella storia degli Stati Uniti.
Un evento traumatico che ha ispirato il film St. Helens, la montagna della paura, uscito nelle sale cinematografiche nel 1981, che volle fornire un resoconto piuttosto realistico dell’accaduto.
I vulcani, però, non sono solo simboli di terrore, ma, in alcuni casi, possono rappresentare luoghi sacri, ne è esempio il Monte Fuji, una delle tre montagne sacre del Giappone nonché la montagna più alta di questo Paese.
La traduzione etimologica di questo vulcano è ancora avvolta nel mistero di mille leggende, mentre il suo fascino indiscreto, che suscita sentimenti di pace e di ricerca interiore, è una costante che si è diffusa negli anni. Ne sono esempio i diversi haiku, componimenti poetici dedicati a questo monte, simbolo del Giappone, della sua filosofia e della sua cultura.
Spostandoci in Indonesia troviamo il vulcano Krakatoa, oggetto di analisi e di studi già in epoche passate. Questo vulcano ebbe la sua eruzione più violenta il 27 agosto del 1883, provocando, forse, il rumore più forte mai udito sul Pianeta.
Questa esplosione fu talmente violenta da ridurre in cenere l’isola sulla quale sorgeva il vulcano. Ma la natura, si sa, non fa nulla di inutile, così accadde che le continue eruzioni di questo vulcano fecero emergere, dal 1927, una nuova isola, soprannominata “Anak Krakatau” traducibile come figlio di Krakatoa.
Questo anello infuocato però non nasconde solo storie di distruzione. Ci sono anche luoghi naturalistici di bellezza sovrannaturale, ne è esempio il Parco Nazionale del Tongariro, situato in Nuova Zelanda. Si tratta della più antica istituzione neozelandese e il quarto parco più antico del mondo.
Questa bellezza naturalistica sorge in prossimità di tre vulcani: Tongariro, Ngauruhoe e Ruapehu. Tre vulcani ancora attivi, divenuti oggi simboli di un perfetto anello di congiunzione tra natura incontaminata e umanità responsabile.
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