Effettivamente parlare di sci alpinismo in California per molti è strano, per l’immaginazione collettiva lo stato di Los Angeles e S.Francisco è più assimilabile al surf, al sole e alle ragazze di Baywatch piuttosto che a discese in neve fresca.
Tuttavia parallelamente alla costa pacifica, dal confine canadese fin dentro alla California, sorge una catena denominata Cascade Range formata in particolare modo da vulcani anche attivi e in alcuni casi alti più di 4000 m.
Un mix di giaccio e fuoco, visto che spesso sui pendii ci sono ghiacciai imponenti, che formano una parte della più imponente “Ring of fire” (Anello di fuoco) che circonda l’Oceano Pacifico e che passa per l’Alaska, la Kamchacta, il Giappone e tutta la costa occidentale delle due Americhe e di cui noi stiamo lentamente percorrendo le tappe.
Quello che vogliamo proporre con questo articolo è una piccola monografia di questa zona, che oltre alla California tocca gli stati dell’Oregon e di Washington, e vuole essere uno stimolo per chi vuole organizzare qualcosa di facilmente accessibile e vagabondare con gli sci fuori dai soliti schemi.
Vedremo di limitare impressioni e giudizi perché crediamo siano soggettivi, c’è infatti chi viaggerà in questo paese con in mente solo lo sci e chi crederà opportuno fare di questo viaggio anche una esperienza sul way of life (modo di vivere) degli americani.
Denominatore comune sarà comunque l’uso dell’automezzo privato, facilmente reperibile e a prezzi abbordabili, perché visto l’entità dell’area sarà necessariamente un viaggio on the road, inoltre molte di queste montagne sono all’interno di parchi e foreste protette e si dovrà pagare una tassa di entrata.
Un altro particolare importante è lo stato delle strade forestali che non vengono pulite dalla neve, più avanti nella stagione si programma il viaggio (da metà maggio in poi) meno dislivello e sviluppo bisognerà fare, soprattutto visto la mancanza di rifugi che impone di essere autosufficienti in posti estremamente selvaggi.
Il punto ideale di partenza nell’ottica del viaggio non può essere che S.Francisco, anche se la maggioranza dei vulcani sono più vicini a Seattle o Portland, perché permette di vedere come piano piano si modifica il paesaggio: dal giallo di terre bruciate dal sole fino al verde di immensi boschi e pinete, dal blu del mare californiano a quello più scuro del nord.
Stato della California.
Il primo vulcano che si trova salendo da sud è il Lassen Peak ( 3188 m) e la via di salita più interessante è quella settentrionale: 1200 m di dislivello di cui gli ultimi 200 abbastanza ripidi (35°).
Più a nord nei pressi del confine con l’Oregon sorge il Mount Shasta (4317 m), montagna considerata sacra dalle tribù indiane poiché centro del loro universo, la cui via più battuta è quella meridionale detta Avalanche Gulch per oltre 2400 m di dislivello.
Sempre dallo stesso punto di partenza si può salire il Shastina (3760 m) che sta come la Grignetta al Grignone.
Stato dell’Oregon.
Subito si trova il Mount McLoughlin (2894 m), noi lo abbiamo salito per il versante ovest e la parte più impegnativa sono sicuramente i primi 350-400 m di dislivello che si svolgono in un fittissimo bosco che non permette mai la vista della montagna; i pochi riferimenti che si trovano sono pezzi di fettuccia intorno a tronchi o rami di alberi; non bisogna assolutamente perdersi perché sarebbero guai seri circondati, come lo si è, da centinaia di Km di vegetazione.
Più a nord sorgono The Three Sisters (le tre sorelle) un complesso di 3 vulcani vicini uno all’altro, la cima più frequentata è la South Sister (3157 m) per la via meridionale con un dislivello di 1500 m e con anche un buon sviluppo.
In vista del Columbia River, il grande fiume che fa da confine tra gli stati dell’Oregon e di Washington, si trova il Mount Hood (3426 m), la montagna glaciale più salita nel nord degli States. Si risale tra fumarole il ghiacciaio sul versante sud per 1600 m di dislivello mentre per la discesa vale la pena continuare in cresta in direzione Ovest per un centinaio di metri fino ad un bel pendio ripido.
Alle pendici del vulcano, nei primi anni ‘30, è stato costruito il Timberland Lodge, un classico grande hotel americano quasi tutto in legno; vale la pena assolutamente passarci una notte anche per rivivere il fascino dei primi anni del secolo, preparatevi però al salato conto!
Stato di Washington.
Attraversato il Columbia River si può prendere la strada che sale per Trout Lake per poi salire al Mount Adams (3742 m), quasi 2400 m di dislivello da dividere in 2 giorni.
Salita per la South Spur e una discesa che per l’ambiente, dominato sia a nord che a sud da tutti i vulcani della zona che sorgono come funghi bianchi dalla foresta, e per la neve, che quel mattino era una cosa incredibile, la ricordiamo come una delle più belle in assoluto.
Salita per il versante sud anche per il Mount S.Helens (2550 m), vulcano diventato famoso perché il 18 maggio del 1980 saltò letteralmente in aria a causa di una devastante eruzione; l’acqua del vicino lago mescolata con le ceneri e la neve spazzò via tutto quello che trovò nel suo corso, il fumo e le ceneri furono scagliate fino a 18.000 m e coprirono il cielo per diverse settimane, rendendo invivibili tutte le città dei dintorni.
Ora è 350 m più basso di prima e tutto il versante nord del cono non esiste più, tutto è documentato in un breve filmato che si può vedere a Seattle in forma E MAX, è così spaventoso che ci ha fatto immaginare un day after nucleare.
A poco meno di 100 Km da Seattle si erge The King of Cascade, il Mount Rainier (4392 m) la più alta montagna della catena, 26 grandi ghiacciai lo circondano ed è sicuramente la cima più impegnativa, a secondo di dove si sale ci vogliono 2 o 3 giorni senza calcolare il brutto tempo che spessissimo la fa da padrone nella zona.
Infine proprio sul confine canadese c’è il Mount Baker (3285 m); abbiamo un bel ricordo di questa salita, era il 2 giugno e abbiamo messo gli sci a 900 m di altezza sotto il diluvio, ben presto il tempo voltò al bello e sopra i 2000 m (Easton Glacier) trovammo 30 cm di polvere.
Effettuammo la salita in giornata e scendemmo in meravigliosa (visto il mese) polvere preoccupandoci solamente di stare ben distanti dal cratere che fumava come una ciminiera.
Festeggiammo quella sera con molta birra gelata ed una montagna di crostacei che sono la specialità della zona che non è comunque l’unica; volendo dare un’indicazione, dato che i giorni di brutto tempo saranno non pochi visto la vicinanza dell’oceano, diremmo allora di dirigersi verso la costa (penisola di Long Beach o dintorni di Abereen) e di ordinare le ostriche che sono veramente enormi.
Per quel che riguarda infine i vini vale la pena sulla via di ritorno fermarsi in Napa Valley, una delle aree più importanti negli States per la produzione vinicola che per Antonio (e se ne assume la responsabilità) non è da disprezzare.
Poche decine di chilometri ancora e si attraversa il Golden Gate per tornare a S.Francisco prima e ultima meta di un viaggio che può arrivare a superare anche i 4000 Km.
Enjoy.
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