Il viaggio non è solo un’esperienza umana, ma coinvolge tutte le specie, impegnate a rispondere con comportamenti adattativi a cambiamenti stagionali o climatici, che comportino delle variazioni delle condizioni ambientali o delle risorse disponibili.
Lo dimostrano le migrazioni annuali degli uccelli su distanze anche di 10 mila chilometri, le goffe marce dei pinguini antartici, le risalite dei fiumi dei salmoni, i viaggi delle tartarughe per deporre le uova, gli spostamenti stagionali degli gnu attraverso il fiume Mara verso il Serengeti per andare a partorire, le farfalle Monarca che volano dall’America settentrionale al Messico, le balene che dai mari polari scendono a dare alla luce i loro piccoli nei mari subtropicali.
Si fugge dal gelo, dalla siccità, dai predatori, dalla mancanza di risorse alimentari. È il caso delle rovinose invasioni delle locuste africane, che si muovono in massa perché la popolazione ha raggiunto picchi di densità insostenibili o perché il cibo è venuto a mancare. Addirittura gli animali adattano i propri organi o i propri regimi alimentari alla migrazione, andando incontro a importanti modificazioni fisiologiche e morfologiche, che si fanno più importanti nei migratori a lungo raggio.
Durante il trasferimento fanno ricorso a tattiche come la formazione a V, adottata da alcuni uccelli, che permette di economizzare gli sforzi, utilizzando i vantaggi delle dinamiche dell’aria.
Stabiliscono rapporti vantaggiosi con l’ambiente, viaggiando di notte per ridurre i costi energetici, o volando di giorno per sfruttare le correnti ascensionali, ma si servono anche delle correnti marine per risparmiare energie. Per viaggiare le specie hanno sviluppato strategie di orientamento variabili, ma assai sofisticate, dove entrano in gioco le stelle, la luce solare, il campo magnetico terrestre o le mappe cognitive individuali.
Oggi si pensa che il comportamento migratorio sia un risultato evolutivo di specie anticamente sedentarie, che hanno dovuto adattarsi a cambiamenti locali o globali.
L’ipotesi della Zugschwelle, la «soglia di stimolo alla migrazione»,prevede che esista un limite, oltre il quale le specie avvertirebbero l’impulso a partire.
Ha scritto una quarantina di libri pubblicati dai maggiori editori, insegna all’università, è editorialista del Corriere della sera, ha scalato migliaia di cime sulle Alpi e fuori, ha viaggiato ai quattro angoli del mondo. Ed è amico di Earth Viaggi.
Franco Brevini inizia la sua collaborazione con il nostro sito, dove alternerà i suoi racconti sui viaggi che ha compiuto a riflessioni sul muoversi nel mondo ieri e oggi.
Lascia un commento