Tehran è la capitale dell’Iran, una grande città da 8 milioni e mezzo di abitanti che diventano 13 milioni e mezzo se si conteggia la sua ampia area metropolitana: talmente ampia che se atterriamo all’aeroporto internazionale ci troviamo a 1100 metri circa di altitudine sul livello del mare, se ci fermiamo nel suo bazar centrale ci troviamo a 1200 metri e se andiamo a cena in uno dei suoi panoramici ristorantini negli eleganti quartieri settentrionali ci troviamo addirittura a 1700 metri, alle pendici dei monti Elburz.
Tehran è il cuore pulsante ed il motore del Paese, al tempo stesso simbolo delle solenni, immutabili istituzioni politiche e religiose, ma anche del dissenso al regime, del cambiamento, delle manifestazioni di piazza, dello sviluppo non solo industriale e tecnologico, ma anche sociale e dei costumi.
Qui le ragazze vestono il velo lasciando scoperte maliziose frangette color platino o trasgressivi ciuffi di capelli colorati, le feste private nulla hanno da invidiare ai club europei più alla moda e se qualcuno volesse animare la serata con qualche bevanda alcolica illegale, a Tehran non impiegherebbe molto tempo a procurarsi un paio di bottiglie.
Chi comincia un viaggio in Iran da Tehran, la prima reazione è generalmente negativa: già dall’aereo, atterrando con il buio, si intravedono chilometrici biscioni di fanali bianchi e rossi che scivolano lentamente dal centro alla periferia la sera o in senso opposto al mattino.
Il traffico è caotico, l’auto è uno status symbol per la gente del posto e sfoggiare il proprio veicolo pare più importante del tempo sprecato in micidiali ed infiniti ingorghi, respirando i gas di scarico di vecchie Peugeot dalla marmitta sgangherata.
Il clima poi è difficilmente inquadrabile, cambia non solo in base alla stagione, ma anche a seconda del momento della giornata e del punto della capitale in cui ci si trova: può capitare di uscire in inverno dal proprio hotel con il cielo azzurro e l’aria frizzante con temperatura intorno allo zero, trovarsi a mezzogiorno con la necessità di togliere il giaccone inadatto ai 15 gradi quasi primaverili e poi magari ritrovarsi nel mezzo di una fitta nevicata mentre si passeggia il pomeriggio nei giardini del palazzo Sa’d Abad.
Traffico caotico, inquinamento, ambiente a prima vista un po’ grigio tra cavalcavia, autostrade e gallerie: il primo impatto con Tehran può, a ragione, lasciare perplessi e invitare il visitatore a lasciarsi rapidamente alle spalle la capitale per dirigersi verso sud, a scoprire le bellezze di Isfahan, Yazd e Shiraz.
Ma chi riesce a superare la prima impressione non troppo esaltante della città, può scoprire alcuni gioielli nascosti di grande valore: per esempio, il Palazzo Golestan impreziosito con le opere d’arte appartenute alla dinastia dei Qajar, il grande bazar centrale con le sue infinite botteghe, il Museo Nazionale con l’adiacente Museo Islamico, entrambi scrigni di preziose testimonianze artistiche e storiche tramandate nei secoli dall’immensa cultura persiana, le torri Azadi e Milad, l’una dall’iconica forma a Y invertita e l’altra svettante sulla città da cui si gode un incredibile panorama nei giorni di bel tempo, i musei dedicati all’artigianato locale come il Museo dei Tappeti e quello del Vetro e della Ceramica.
Chi si trova a Tehran tra il sabato ed il martedì e desidera visitare qualcosa di davvero unico ed inusuale, non può farsi mancare una sosta al Museo Nazionale dei Gioielli.
Aperto solo 4 giorni alla settimana e solo nel pomeriggio, dalle 14 alle 16.30, questo museo è situato nei sotterranei della Banca Centrale della Repubblica Islamica dell’Iran, precisamente nel suo caveau.
Letteralmente si chiama “Tesoreria dei gioielli nazionali” ed in effetti consiste in una magnifica collezione di oggetti preziosi appartenuti nei secoli ai sovrani di Persia: eleganti corone imperiali, splendidi diamanti incastonati su anelli in metallo pregiato, spade finemente decorate, perle, zaffiri, smeraldi, rubini di dimensioni uniche e addirittura un trono ed un mappamondo interamente ricoperti di gemme.
L’ingresso ai visitatori è comprensibilmente molto controllato e contingentato, bisogna spogliarsi di borse, zaini, telefoni, guide, macchine fotografiche e video camere, le visite sono rigorosamente guidate e meglio non toccare le vetrinette se non si desidera rimanere assordati da un’agghiacciante sirena di allarme.
Ma lo spettacolo scintillante che ci si trova davanti agli occhi una volta varcata la gigantesca porta blindata del caveau vale qualsiasi piccolo disagio: ecco uno dei tesori nascosti più rari ed inestimabili non solo di Tehran e dell’Iran, ma del mondo intero.
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