Per secoli le donne hanno viaggiato meno degli uomini, anche se, tutte le volte in cui sono riuscite comunque a infrangere le barriere della segregazione domestica, hanno dato buona prova di sé.
Più dell’oggettiva pericolosità degli spostamenti e delle fatiche che comportavano, a pesare erano infatti i vincoli delle società patriarcali e maschiliste, che tendevano a relegare le donne entro confini che non si discostavano troppo dalle mura di casa.
Eppure il testo più antico della letteratura verso i luoghi santi si deve a una scrittrice romana di nome Egeria e descrive il suo viaggio in Palestina. È un’opera latina del IV secolo intitolata Peregrinatio Aetheriae.
Anche al tempo delle grandi navigazioni oceaniche, tra il 1560 e il 1579 i viaggi delle donne verso le Americhe raggiunsero comunque un terzo del totale.
Tra Settecento e Ottocento il viaggio femminile sarebbe rapidamente decollato.
Lady Esther Stanhope era una viaggiatrice, un’avventuriera, un’archeologa, una femme fatale, una maga ed era salutata dalle tribù beduine come «la regina di Palmira» e dai drusi come una profetessa. Negli anni in cui Lady Stanhope viveva le sue avventure orientali due donne si cimentarono nell’ascensione al Monte Bianco, che era stato conquistato per la prima volta nel 1786. L’una, Maria Paradis, era una montanara della Valle dell’Arve che faceva la serva, l’altra, Henriette d’Angeville, era una gentildonna francese, Raggiunse la vetta alle 13.25 del 3 settembre 1838 e brindò insieme alle guide con una coppa di champagne.
Nel grande Nord visse invece la sua avventura Léonie d’Aunet. Appena diciottenne, giovane di buona famiglia e di raffinata educazione, si trovò a partecipare alla spedizione scientifica francese alle isole Svalbard, accompagnando il compagno, il pittore François-Auguste Biard, Qualche anno dopo sarebbe salita alle ribalte della cronaca per la relazione adulterina con lo scrittore Victor Hugo.
Sempre francese fu Alexandra David–Néel, studiosa di filosofie e religioni orientali.
Nel 1923 fu la prima donna occidentale a entrare nella città proibita di Lhasa, oltre a essere stata fino dal 1911 la prima donna ad avere incontrato il Dalai Lama. David–Néel era partita per intervistare la più alta autorità religiosa del Tibet e la sua trasferta si tramutò in un viaggio lungo quattordici anni, che l’avrebbe condotta in Birmania, Bhutan, Giappone, Corea, nel deserto di Gobi e in Tibet. Dal confine cinese, vestita da pellegrino tibetano e accompagnata da Yongden, un ragazzo del Sikkim che diverrà suo figlio adottivo, riuscì alla fine a raggiungere Lhasa. Le sue pagine contengono interessantissimi ritratti di alcune fra le zone più remote dell’Estremo Oriente del primo Novecento, da cui spesso l’autrice ripensa la civiltà europea, osservandola con lo sguardo distaccato di chi ha conquistato una prospettiva spirituale più elevata.
Franco Brevini
Ha scritto una quarantina di libri pubblicati dai maggiori editori, insegna all’università, è editorialista del Corriere della sera, ha scalato migliaia di cime sulle Alpi e fuori, ha viaggiato ai quattro angoli del mondo. Ed è amico di Earth Viaggi.
Franco Brevini inizia la sua collaborazione con il nostro sito, dove alternerà i suoi racconti sui viaggi che ha compiuto a riflessioni sul muoversi nel mondo ieri e oggi.
2 Commenti
Bell’articolo, grazie.. si parla sempre troppo poco delle imprese delle donne, che, oltre alle difficoltà che ogni viaggio richiede, devono superare pericoli specifici e pregiudizi….
Grazie ☺️