Bastano pochi aggettivi per descrivere l’Antartide, una terra incognita, calamita per grandi esploratori, scienziati e ricercatori, che in quest’ambientazione tanto magnifica quanto ostile riversano da oltre duecento anni sogni, desideri, obiettivi.
L’attrazione per ciò che è lontano dal potere dell’uomo, ciò che è inesplorato e inaccessibile, supera ogni confine. L’Antartide è una sfida e un privilegio, una meta per pochi fortunati e coraggiosi viaggiatori. Qui non si tratta di affrontare un viaggio qualunque, ma il viaggio per eccellenza.
L’incontro con l’unico luogo al mondo in cui l’uomo è un semplice ospite di passaggio, perché le avverse condizioni climatiche impediscono insediamenti permanenti, garantendo alla penisola antartica una minore esposizione all’inquinamento da parte dell’uomo, ed è proprio questo aspetto a renderla ineguagliabile.
Esplorare le terre emerse che si estendono attorno al Polo Sud non è una passeggiata, è una scelta sentita che richiede una preparazione fisica e psicologica importante.
Forse un James Cook o un Sir Ernest Shackleton sorriderebbero di fronte ai mezzi con cui oggi è possibile raggiungere e attraversare l’Antartide, ma ciò nonostante è bene non dimenticare che questo viaggio è una vera e propria spedizione dall’altra parte del mondo, in una terra rigida, che esige rispetto, comprensione e una spiccata capacità di adattamento. Il viaggio alla scoperta della penisola antartica ha inizio a Punta Arenas, nell’estremo sud del Cile.
Da qui, a bordo del velivolo BAE-146, si sorvoleranno Capo Horn e il temibile Canale di Drake, punto in cui l’Oceano Atlantico e Pacifico si incontrano, per poi atterrare nella base militare cilena Frei, nell’arcipelago delle Shetland Meridionali, dove avrà inizio la navigazione verso l’Antartide. Da questo momento in poi ogni istante acquista un proprio significato, ogni sensazione, suono, tonalità, assume sembianze mai viste prima e che difficilmente troveranno eguali.
Il rumore del ghiaccio che si crepa sotto la chiglia, il freddo che incornicia i volti, il colore blu delle infinite distese di iceberg e ghiacciai, i branchi di balene, elefanti marini, pinguini, foche che vivono indisturbati la propria quotidianità, creano un’alchimia irripetibile. Ed è proprio nella sua unicità che risiede l’energia di un viaggio che non consente paragoni, dove chi decide cosa e come mostrarsi di volta in volta è la natura, che scruta l’uomo con sospetto dalla magnificenza delle sue scogliere a picco sul mare, delle sue baie, delle insenature e dei canali, popolati da singolari forme di vita marina. A bordo del rompighiaccio Ocean Nova, nave da ricerca oceanografica costruita in Danimarca nel 1992, questo sogno prende vita, e con esso anche la scoperta di chi attorno all’Antartide ha costruito il proprio mondo, come i migliaia di ricercatori presenti da anni con le loro basi per studiare questo straordinario ecosistema; i pescatori con le loro navi pescherecce e anche gli equipaggi dei rompighiaccio proiettati lontani anni luce dal nostro vivere ordinario. Ecco che l’esperienza in Antartide acquisisce una valenza più ampia, visitare posti come l’Isola Paulet, Hope Bay, Port Lockroy, Petermann Island, Paradise Bay, Deception Island o il Canale Lemaire è solo una piccola componente, non importa quali di questi luoghi incantati riuscirete realmente a incontrare nel vostro tragitto, ha molto più valore il solo fatto di poter affrontare la sfida con la natura selvaggia, il saper cogliere l’attimo che catapulta i viaggiatori, in condizioni estreme, a bordo di “agili “ gommoni zodiac a caccia di giochi di luce, di momenti di interazione platonica con la fauna antartica, di inaspettati e meravigliosi paesaggi. In Antartide chi distribuisce le carte nel mazzo non è il viaggiatore ma la natura, anche se ogni partita per chi raggiunge il mitico Deserto Blanco è sempre vinta in partenza.
Port Lockroy è una vasta baia situata al punto sud ovest di Wienck Island. Nonostante il recente insediamento da parte dell’uomo nell’ostile area antartica, questa baia ha origini “antiche”, risale infatti a circa un secolo fa, quando venne scoperta dai balenieri. La presenza dell’uomo è visibile anche grazie ad una vecchia base scientifica britannica, oggi visitabile poiché adibita a museo. Per chi ha l’occasione straordinaria di addentrarsi in queste acque, sarà inoltre possibile avvistare le balene megattere “navigare” lungo la costa. Half Moon Island, isola di origine vulcanica conosciuta sia per la sua particolare conformazione, che ricorda una mezza luna, come indica il suo nome, sia per essere uno dei luoghi ideali per l’avvistamento di elefanti marini e pinguini. Quest’ultimi, in particolare, popolano l’isola con una delle più imponenti colonie delle due specie “Gentoo” e “Sottogola”.
Impossibile resistere al fascino di questa selvaggia e divertente fauna marina.
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