Una gemma incastonata nell’Oceano Indiano e collegata al continente solo attraverso un lembo di terra, come il filo di una collana; un paradiso terrestre dalla biodiversità stupefacente; un piccolo paese, ma pregno di arte e cultura.
Sri Lanka, Perla d’Oriente, Lacrima dell’India, Ceylon: tanti nomi, per un Eden in miniatura.
Una lacrima di terra staccatasi dalla penisola indiana e scivolata giù nell’Oceano, poco distante dal continente: ecco lo Sri Lanka, paese piccolissimo, ma straordinariamente ricco di storia, tradizioni, letteratura e meraviglie della natura.
Un piccolo paradiso, insomma. Numerosi sono i nomi con cui nel corso dei secoli gli uomini hanno chiamato l’isola di Sri Lanka, ma tutti evocano un unico concetto: la bellezza sgargiante e lussuriosa della natura che ne costituisce il cuore e la tranquillità quasi paradisiaca delle sue coste si aprono a chi le osserva come un inaspettato spettacolo della natura.
Non a caso Horace Walpole, partendo dal termine Serendib, con cui gli antichi mercanti arabi designavano lo Sri Lanka, coniò ex novo la parola serendipity: nome parlante, che racchiude in sé l’inattesa e dolce sorpresa di chi conosce per la prima volta questo incantevole luogo.
Tra i vari nomi attribuiti all’isola, spicca quello di Perla d’Oriente: appropriato non solo perché è un vero e proprio gioiello incastonato nell’Oceano Indiano, ma anche perché richiama una delle pratiche più antiche del luogo: la pesca delle perle.
Il centro principale è l’isola di Mannar, a nord del paese, dove la presenza di questa preziosa attività è documentata sin dal Milione di Marco Polo.
Il mercante veneziano descrive quanto ha visto con i propri occhi azioni che vengono ripetute allo stesso modo anche dopo circa ottocento anni: uno spettatore moderno potrebbe osservare uomini “che sanno andare nel fondo a pigliar le ostriche , nelle quali sono attaccate le perle e le portano di sopra in un sacchetto di rete, legato al corpo” (Il Milione, Marco Polo).
Ora come allora, le stesse azioni, lo stesso fascino immortale.
Tesori frutti degli abissi come le perle, ma anche delle viscere della terra: l’entroterra meridionale custodisce nelle rocce ricche di minerali veri e propri forzieri di pietre preziose, che vengono estratte dalle miniere nei dintorni di Ratnapura, assurta a “città delle gemme”.
Non c’è da stupirsi se la letteratura araba considerava lo Sri Lanka come il paradiso terrestre, tanto da considerare lo Sri Pada, o Picco d’Adamo il luogo dove il progenitore dell’uomo pose il primo passo: un viaggiatore può perdersi nel verde smeraldo della foresta tropicale e delle piantagioni di tè, seguire il corso dei fiumi sino a giungere alla costa che scende dolcemente nell’oceano e circonda l’isola con spiagge candide e puntellate di alberi di cocco.
Quasi come se i colori delle gemme nascoste nelle rocce si concretizzassero nella policromia dei paesaggi.
Le acque che lambiscono Ceylon nascondono un vero e proprio universo sommerso: la vita pullulante e multiforme della barriera corallina sembra intrecciarsi con l’atmosfera sospesa e al di fuori dal tempo che circonda i relitti delle navi che giacciono sui fondali attorno all’isola.
Paradiso prezioso, dal fascino intrinseco e nascosto per la presenza di tali tesori naturali, ma anche luogo sgargiante e vitale: quello che caratterizza la cultura e la religione di questo multiforme paese.
Stupisce come in un’area così piccola possano concentrarsi tante culture diverse.
Simbolo concreto di questo rigoglio culturale e religioso è il Picco d’Adamo: luogo sacro e di pellegrinaggio per induisti, buddisti, cristiani e musulmani, si conclude con l’arrivo a un masso che conserva la forma di un’impronta umana.
Per questa pietra il monte assume vari nomi: per gli indù è lo Shiva Adipatham, su cui il dio Shiva lasciò la sua orma, secondo i buddisti è lo Sri Pada, meta del Gautama Buddha durante uno dei suoi spostamenti, i cattolici considerano l’impronta quella del piede di San Tommaso, mentre i musulmani ritengono sia la traccia lasciata dal primo passo di Adamo.
Tuttavia, non importa a che religione uno appartenga: al termine del percorso, in cima al cammino, ogni barriera culturale si infrange e nasce la consapevolezza dell’appartenenza ad un’unica spiritualità.
In tutto il paese sorgono monasteri e centri cultuali affascinanti: sembra di essere trasportati in un mondo altro, di misticismo, pace e serenità, ci si trova avvolti in un turbine di colori sgargianti, intarsi dorati, pareti interamente dipinte.
La presenza del Buddismo si concretizza nel centro di Anuradhapura, una delle capitali dell’antico regno cingalese: tra i numerosi templi si stagliano le tradizionali stupa o dagoba, enormi cupole emisferiche culminanti in una torre a cono.
L’imponenza della base si fonde con l’idea di slancio verticale della sommità a creare un ideale di perfetta armonia ed equilibrio: a livello simbolico esprimono l’essenza del Buddismo.
Nessun paragone è più appropriato per lo Sri Lanka di quello con un gioiello: le molteplici realtà che custodisce sono le sfaccettature di una pietra preziosa, tutte diverse tra loro, ma perfettamente armonizzate nell’equilibrio multiforme di una gemma. Narra una leggenda che dopo la morte del Buddha le sue reliquie vennero divise tra i fedeli.
Un dente venne nascosto tra le chiome di una principessa indiana e portato a Sri Lanka: a Kandy sorge ancora oggi il Dalada Maligawa, tempio eretto per custodire la sacra reliquia. Luogo pregno di misticismo, è anche uno spettacolo per la vista: il sacrario, con un tetto d’oro che culmina in una torre ottagonale, si staglia in tutta la sua bellezza sul versante nord del lago Kandy.
Il Gal Vihara, complesso archeologico situato a Polonarruwa si presenta come un enorme blocco di granito in cui la figura del Buddha è stata scolpita in quattro statue diverse che lo raffigurano altrettante posizioni tradizionali di meditazione.
L’impatto visivo è ancor più straordinario se si considera che un tempo le sculture erano policrome.
Immerse nella natura sono le Horton Plains: verdeggianti altipiani collocati a circa 2130 m di altitudine.
Il luogo più affascinante è il cosiddetto “World’s End”: lo sguardo precipita da uno strapiombo e spazia nel panorama circostante, fino a scorgere la distesa cristallina dell’Oceano.
A Sigiriya un monolito di pietra si erge dalla distesa verde della foresta sottostante.
Questo sperone di roccia culmina in una fortezza imponente: l’ingresso costeggiato da due enormi zampe di leone porta al palazzo, di cui rimangono numerosi resti archeologici, tra cui una grotta con bellissimi dipinti raffiguranti fanciulle.
Scavato nella roccia il tempio di Dambulla è costituito da cinque grotte dedicate al culto del Buddha.
La più grande, la Grotta dei Grandi Re, è interamente decorata con dipinti che seguono la morfologia naturale della roccia e conserva ben 48 statue del Buddha.
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