Le «coste aguzze e fredde» al confine dell’Europa
È un muro verde e azzurro alto una cinquantina di metri, un’assurda scogliera lucida e repulsiva, che corre a strapiombo per alcuni chilometri.
Ogni tanto uno scricchiolio, uno schianto e un gigantesco scroscio. Spinti dal ghiacciaio, i blocchi cadono in mare, sollevando grandi onde, che fanno oscillare come turaccioli le lastre di ghiaccio galleggianti.
Alle Svalbard le dimensioni alpine si scordano presto. Striati dalle curve sinuose delle morene, i ghiacciai corrono per decine di chilometri fra le vette, prima di gettarsi in mare. Anche i fronti possono avere un’ampiezza di molti chilometri.
Svalbard significa «coste aguzze e fredde». Oltre il sessanta per cento della superficie è coperto dai ghiacciai, ma la Corrente del Golfo, che spinge fino quassù uno dei suoi rami, le ha rese più accessibili di altre terre poste alla stessa latitudine. Non a caso è di qui che sono partiti tutti i grandi esploratori polari, da Andrée a Nansen, da Amundsen a Nobile.
A scoprire queste quattro isole brumose, perdute fra i geli dell’Oceano Artico, fu per primo nel 1596 Willem Barents, mentre cercava il mitico passaggio a Nord-est verso le Indie.
Le hytten in legno disseminate lungo le coste sono il ricordo dell’epopea dei trapper, che vivevano quassù cacciando gli orsi, le foche e i trichechi. Spesso non sopravvivevano ai terribili inverni polari, quando la temperatura scende fino a cinquanta gradi sottozero.
Una volta all’anno giungeva la nave dei rifornimenti, suonava la sirena e, se nessuno compariva, passava alla capanna successiva, mentre il nostromo sul ponte depennava il nome dalla lista.
I ghiacciai riempiono ogni angolo di quella terra frastagliata e le montagne che emergono sono solo piccole cupole di roccia. Sulla costa si stendono per chilometri strane lingue sabbiose, inondate da una miriade di specchi d’acqua.
Mentre riparto a bordo dell’aereo, chiudo gli occhi e risento l’odore umido di quelle spiagge coperte di erba stentata e il vento che muove i lastroni di ghiaccio della baia dietro il velo della tenda.
Quando li riapro le Svalbard sono ormai un bagliore sotto l’ala sinistra del Boeing.
Franco Brevini
Ha scritto una quarantina di libri pubblicati dai maggiori editori, insegna all’università, è editorialista del Corriere della sera, ha scalato migliaia di cime sulle Alpi e fuori, ha viaggiato ai quattro angoli del mondo. Ed è amico di Earth Viaggi.
Franco Brevini inizia la sua collaborazione con il nostro sito, dove alternerà i suoi racconti sui viaggi che ha compiuto a riflessioni sul muoversi nel mondo ieri e oggi.
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