Acqua, terra, aria: posso descrivere così, con questi tre elementi naturali, il mio viaggio nel sud est asiatico tra Vietnam, Cambogia e Thailandia.
Vi spiego bene. Partiamo da una premessa: io adoro l’Asia.
Mi sono bastati pochi viaggi (in Rajasthan e Ladakh, Thailandia e Asia centrale) nel corso degli anni per rimanere irretito a vita da questo continente così immenso e così ricco di storia, cultura e natura.
Non esagero se dico che (quasi) tutto mi affascina dell’Asia, anche aspetti poco divertenti come l’aria irrespirabile di Bangkok. Ma andiamo con ordine.
Il mio viaggio nel sud est asiatico ha avuto inizio a Ho Chi Minh City, o Saigon come preferite.
È una metropoli molto interessante, un curioso mix tra passato e futuro dove gli edifici coloniali di epoca francese vivono all’ombra dei grattacieli che oggi sono il biglietto da visita della città.
Personalmente adoro passeggiare senza meta in un luogo dove non sono mai stato prima: a Saigon, devo ammettere, è difficile.
A beneficio di chi non c’è mai stato, sappiate che a Saigon le strade sono letteralmente sommerse da migliaia (milioni? miliardi?) di scooter.
Un trionfo di motorini che percorrono incessantemente le strade della città 24 ore su 24.
Tralasciando gli scooter, Saigon è una piacevole città con tante cose da vedere e una cucina locale che mi ha lasciato un gran bel ricordo.
Ma torniamo agli elementi naturali di cui vi ho parlato all’inizio: parliamo di acqua.Il Vietnam del sud fa rima con l’acqua, per la precisione con il Mekong e il suo immenso delta.
Quando scrivo “immenso” voglio dire che è veramente immenso: circa 40.000 chilometri quadrati, centinaia e centinaia di corsi d’acqua intorno ai quali si è sviluppata una cultura unica e un ecosistema di vita davvero affascinante.
Visitare i mercati galleggianti all’alba è un’esperienza davvero straordinaria, quasi quanto consumare la tradizionale colazione locale a base di noodles con brodo e carne gentilmente offerta dalla guida locale. A me non piacciono i noodles, ma tant’è.
Dall’acqua alla terra, per la precisione alla pietra: per la precisione ad Angkor.
Premessa: erano circa 15 anni che sognavo di visitare Angkor, per cui non vedevo l’ora di arrivarci. Forse ai vostri occhi sembrerò esagerato, ma Angkor è una delle cose più belle che abbia mai visto in via mia.Angkor è semplicemente incredibile. Si trova nel cuore della foresta ed è uno dei più grandi monumenti religiosi del Pianeta, con una superficie pari a quella di New York. A partire da Angkor Wat, il tempio principale, la visita al complesso si snoda attraverso decine di monumenti e templi di una bellezza incredibile.
Angkor Wat è un luogo mozzafiato nel vero senso della parola.
Si trova nel cuore di una foresta e il clima, se possibile, è ancora peggiore che nel resto della regione.
La visita è quindi una vera e propria sauna tropicale, spesso (come nel mio caso) accompagnata da quella tipica pioggerellina che ti entra nelle ossa e ti abbandona solo qualche mese più tardi.
E dalla terra passiamo all’aria, il terzo elemento naturale del mio viaggio nel sud est asiatico.
Ho scritto aria ma piuttosto dovrei dire odore. E qui non c’è niente da fare: l’odore di questi luoghi mi resta addosso e non mi abbandona più.
Per quanto mi riguarda, l’odore del sud asiatico è lo smog del traffico di Bangkok, città che mi piace talmente tanto che mi ci trasferirei pure, se l’inquinamento si abbassasse un giorno a livelli umani.
È l’odore dei mercati, forte e pungente, quel mix di cibo e spezie e altre cose che non sto qua a spiegarvi, caso mai foste deboli di stomaco.
L’odore dei gas di scarico degli scooter di Saigon, il profumo degli alberi nel delta del Mekong, il sapore umido dei templi di Angkor e il vento gelido degli hotel, dove l’aria condizionata soffia a 15 gradi regalandoti un raffreddore a vita.
L’odore del sud est asiatico è l’odore dell’umanità, ne sono sicuro.
Testi e foto di: Gianmaria Vernetti
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