Dasht-e Lut in farsi significa deserto vuoto, cioè senza acqua né vegetazione e corrisponde ad un’ampia area situata nella parte sud-orientale dell’Iran, circondata da una serie di montagne.
La sua posizione “protetta” ne determina il clima completamente arido durante tutto l’anno, mentre tra giugno e ottobre una regolare depressione atmosferica causa la formazione di forti venti che lo attraversano insistentemente.
Il clima aridissimo e i forti venti provocano due fenomeni per cui il deserto Lut è considerato un ecosistema unico al mondo e perciò meritevole di essere insignito come Patrimonio protetto dell’Unesco.
Innanzitutto qui si registrano in estate le temperature più alte della Terra, con un record alla superficie di ben 70.7 gradi centigradi, mentre in inverno e primavera l’escursione termica può abbassare la temperatura notturna fin sottozero.
In secondo luogo, la costante azione del vento che trasporta granelli di sabbia a grande velocità per lunghi periodi di tempo e sempre nella stessa direzione ne modella il paesaggio in modo incredibilmente spettacolare, alternando enormi lastre di pietra a profondi canaloni denominati “kalouts”, distese di sabbia fine a formazioni rocciose di ogni forma e colore.
La provincia di Kerman ed il suo capoluogo meritano di essere inseriti in un itinerario di viaggio in Iran: non soltanto per la loro architettura bioclimatica tipica del deserto, per il bellissimo caravanserraglio ed il bazar cittadino, per i pregevoli giardini strappati all’aridità del paesaggio o infine per visitare le meraviglie di Mahan, Rayen o Bam (queste ultime tuttora in restaurazione dopo il forte terremoto del 26 dicembre 2003); ma anche per l’opportunità di ammirare e vivere di persona uno dei paesaggi desertici tra i più variegati e stupefacenti al mondo.
In poco più di due ore d’auto da Kerman, cittadina tra l’altro provvista di aeroporto, è possibile giungere nel deserto vero e proprio, lasciandosi alle spalle alcuni minuscoli villaggi e Shahdad, un paesino di circa 6000 anime che segna il punto di ingresso nel Lut: da qui la strada diventa una sottile linea retta nella sabbia che si perde all’orizzonte in direzione dell’Afghanistan.
Affidandosi ad una valida guida e ad un potente mezzo fuoristrada, la strada diventa comunque un elemento accessorio: le quattro ruote motrici sfrecciano sul terreno ora sabbioso, ora di pietrisco, ora di grandi lastre rocciose e saline sedimentate, si inerpicano su per le montagne e poi giù per scoscesi canaloni.
Non si contano i punti panoramici da cui ammirare dall’alto il paesaggio desertico, specialmente al tramonto quando la luce cangiante evidenzia i colori delle rocce e della sabbia, diversi a seconda dell’origine geologica.
La gente del posto e anche qualche viaggiatore straniero comincia ad apprezzare sempre più l’unicità dell’ambiente naturale del Dasht-e Lut, godendoselo non solo a bordo di veicoli 4×4, ma anche inoltrandovisi a piedi, passandovi la notte in tenda o, come i giovani del posto, in sacco a pelo intorno ad un fuoco, con solo le stelle a fare da tetto sopra la testa.
Chi desidera infine ammirare da un punto di vista differente le meraviglie geologiche che il Lut sa offrire, esiste anche la possibilità di effettuare un lungo sorvolo a bordo di piccoli aeromobili per osservare dall’alto la vastità del suo territorio e la varietà del suo paesaggio.
Ma attenzione, per effettuare il sorvolo occorre puntare la sveglia molto presto, perché avviene in sicurezza solo intorno all’alba, quando l’aria è ancora fresca: poi il deserto si scalda e torna l’unico padrone del suo immenso cielo.
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