Abbassiamo le luci di casa, sediamoci in poltrona e rilassiamoci: prepariamoci ad assaggiare il cognac armeno, uno dei liquori migliori al mondo.
Nel 1887 un ricco mercante dell’epoca, Nerses Tairyants, costruì una moderna distilleria di brandy su una collina di Yerevan, capitale dell’Armenia. Dodici anni dopo, nel 1898, lo stabilimento venne acquisito da Nikolay Shustov, industriale russo e fornitore della corte imperiale.
Due anni più tardi, all’Esposizione Universale di Parigi, il brandy prodotto da Shustov fece letteralmente innamorare i francesi.
Da quel giorno, il cognac Ararat iniziò a percorrere la strada della fama e del successo.
Basti pensare che, durante la conferenza di Yalta del 1945, Stalin fece assaggiare il liquore a Winston Churchill, noto amante del buon bere.
Lo statista ne rimase stregato, tanto da chiedere alla sua controparte russa di inviargli ogni anno 400 bottiglie.
Durante la Guerra Fredda l’armjanskij konjak era il liquore dell’intellighenzia e delle grandi occasioni, lo status symbol della gente che contava nel blocco sovietico.
Dopo la caduta del muro sono nati in Armenia diversi produttori, che hanno raccolto il favore degli appassionati di tutto il mondo: oggi il Paese vanta il maggior numero di distillerie di cognac pro capite del Pianeta.
Il cognac Ararat, nel frattempo acquisito da una nota multinazionale del settore, è rimasto comunque il simbolo per eccellenza del brandy armeno.
Il cognac armeno si caratterizza per un gusto caldo, vellutato, unico nel suo genere, con un retrogusto armonioso. Quali sono gli ingredienti del suo successo? In primis il terreno dell’Armenia, che dona ricchezza ai vitigni. Poi il clima, caldo e secco, e l’acqua pura che sgorga dalle montagne. Senza dimenticare le tecniche secolari di distillazione.
Oggi la storica fabbrica Ararat ospita anche un museo, dove si può scoprire la storia del cognac armeno e naturalmente degustare questo nettare così divino.
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